dell’ Italia fisica, e adottando il criterio dello spartiacque alpino come linea di questo confine, arrivato a questo punto riconosceva come « dai pressi d’Idria il confine naturale d’Italia passa in quella zona montuosa a carattere carsico, nella quale le linee di displuvio sono sempre diffìcili, talvolta impossibili a segnarsi, per cui la sua determinazione può essere argomento di discussione senza fine..,. Le difficoltà.... sono tante e siffatte che ancora non credo nato il geografo che sappia superarle ». Fatte queste prudentissime riserve, il Marinelli passa a indicare il confine da lui « preferito » ; e lo fa terminare anzi che ai Caldiera, alle alture che fiancheggiano a sinistra la Fiumara, includendovi Fiume. Ma il suo pensiero non era definitivamente fissato ; e altrove, ritornando a parlare di questa regione, la dice « breve lembo di terra accanto agli estremi confini d’Italia » (io). E il Porena, spostando ancora più ad oriente che non facesse il Marinelli il confine naturale, e in questo caso orografico dell’ Italia, non mancava di riconoscere la disputabilità della sua teoria : «Non si dia, peraltro—spiegava — soverchio peso a questa parziale differenza (con la teoria del Mannelli), poiché dichiaro che da parte mia intendo più d’avanzare una proposta, che di elevare un partito. Qualora il maggior numero dei geografi si pronunziasse a favore della prima soluzione (del Marinelli) son pronto ad associarmi anch’ io ». Del resto già il Fambri, fino dal 1880, nel volume su La Venezia Giulia, pag. 74, adottando il Monte Maggiore come confine dell’ Istria italiana, osservava per questa regione :