La lotta continuava sul ponte furibonda, serrata quando caddero in canale quasi cinquanta dei combattenti l’uno sull’altro. Caddero anche i padrini: Saion, nicolotto, e Schincheri e Fantoni, castellani. E, nel canale, continuò la lotta, a nuoto, per la conquista delle bandiere. Si ebbe cosi l’impressione di una nuova battaglia con l’accorrere delle barche in soccorso dei caduti, fra i combattenti che si affannavano verso le rive, e gli ostinati che, a nuoto, continuavano la lotta. Moltissimi furono i feriti. Prospero Bigarella, che stava in un còpano per soccorrere i caduti, si sentì capitare addosso un gruppo di uomini, caduti dal ponte, e ne fu così malconcio che morì nella notte seguente. Menegon Giazzào, nipote di Luca Nicolotto, buttato giù, di sorpresa, dall’ultimo gradino del ponte, percosse tanto forte col capo sulla fondamenta che si spaccò il cranio e morì due giorni dopo. Gli uomini, usciti dall’acqua, ripresero subito la lotta sul ponte. Il Re si interessava vivamente allo spettacolo additando, ai personaggi del suo seguito, Luca nicolotto e gli altri valorosi. * * * Intanto i Nicolotti, nuovamente padroni del ponte, piantarono sulla piazza quattro bandiere ma, al nuovo attacco, non ostante l’accanita difesa di Pasqualino Gritti e di Barachèco Passarin, furono ricacciati dai - 179