senti i capi della fazione avversaria, i Nicolotti composero meravigliosamente la loro pericolosa piramide. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, i Castellani, poco lieti del successo dei Nicolotti, nel Rio di San Gregorio, con enorme concorso di popolo, vollero ripetere lo stesso esercizio, ma per sorpassare i rivali, imposero al ragazzo incaricato della funzione di cimie-retto, esercizi più movimentati e pericolosi. Tutto andò bene fino a un certo punto, ma, sia che l’esercizio si prolungasse troppo, sia per una falsa manovra del cimieretto il «Gàfarm) cominciò a pencolare da una parte, la piramide si sfasciò e i bravi Castellani andarono a catafascio parte sulle barche, parte in canale. Si levò allora il grido di tradimento, si disse che i Nicolotti avessero corrotti alcuni dei migliori atleti Castellani, si malmenarono i rappresentanti dei Nicolotti che assistevano alla sfida. Fra gli spettatori dei due partiti si venne alle mani, la- folla impazzita, tentò la fuga, si levarono alti i bastoni e luccicarono i coltelli. E nella ressa, nel tumulto, vi furono numerosi feriti e anche un morto. Dicono le cronache che furono perduti molti denari e molti oggetti, ma si può giurare che, quel giorno, i borsaioli, ce n’erano anche allora, avranno fatto affari d’oro. Per l’animosità, per lo spirito di fazione, queste esibizioni finivano spesso in tumulti e in risse. - 115