Intanto due maestri d’arte, uno per i Castellani, uno per i Nicolotti, facevano mettere in assetto il Ponte dei Carmini, sistemando il piano della piazzola centrale e delle laterali, rinsaldando e fissando le pietre delle sponde, rimaneggiando il selciato delle fondamente, vicino al ponte, facendo togliere ogni impaccio, ogni intoppo che potesse nuocere al rapido e libero evolvere delle truppe. Approfittando della bassa marea, vennero tolti, dal fondo del canale, vicino al ponte, i tronconi di pali e le pietre perchè i caduti non si ferissero. Nella mischia cadevano spesso, aggrovigliati in gruppo, numerosi combattenti. Da una parte e dall’altra del ponte, furono, a una certa distanza, gettati due ponti provvisori, due passerelle di legno. Queste passerelle consentivano agli uomini di uno dei partiti, che, nella mischia, fossero stati spinti nel campo avversario, di tornare dalla loro parte, per riunirsi alla loro squadra. Era questo uno dei capisaldi del gioco. Il combattente, caduto o travolto nel campo avverso, non doveva essere molestato ma lasciato libero di passare, indi-sturbato, attraverso i nemici, per raggiungere i suoi. A breve distanza dai due ponti provvisori, il canale, otto giorni prima del combattimento, venne chiuso con barconi e con chiatte e, sul ponte, vennero dall’uno e dall’altro partito, messe guardie armate a vigi- ~ 168