Per esprimere i suoi sentimenti il popolo canta. Per i giorni tristi, per i giorni lieti, il popolo ha avuto sempre una canzone. Attorno alle manifestazioni pubbliche, ai cimenti, alle gare, la musa popolare componeva i suoi canti. Abbiamo visto, a proposito della guerra dei pugni, come l’arguzia del popolo creasse villotte e canzoni, rozza ma spontanea espressione dello spirito delle masse. E, accanto a queste espressioni spontanee, belle o brutte, ma sempre intonate all’eco del sentimento popolare e all’amore di Venezia, a centinaia fiorirono le canzoni degli anonimi poeti delle Gnaccare, di Girolamo, di Toni Toscan servitori de barca, di Mamào, di Zorzi Zavatèr, di Piero Segala barcariol, di Salamon Musetto, di Isepo Stugnàto, del Schieson Trevisan, di Girolamo Martuffo, di Tita Novello occhialer. - 245