avere, poche settimane prima, ucciso, in una sfida, certo Pellizzari, non soffrendo il giubilo e le grida dei Nicolotti e dei loro partigiani, si avanzò sul ponte sfidando chiunque a battersi con lui. Ferigo degli Allegri, scrivano dell’ufficio del Purgo, fu pronto a rispondergli ma, dopo breve lotta, ferito di sotto in su, alla coscia, da un colpo di punta, fu trasportato fuori del campo. Pévere, un Nicolotto, della contrada dei Bari, venne a battersi col Castellano Lorenzo Bògnolo. Perduta nella lotta la sua canna, strappò di mano quella dell’avversario il quale, a sua volta, si impadronì della rotella di Pévere e, con le due rotelle, menò colpi all’impazzata. Ferito di punta, ad una gamba, buttò nel canale le rotelle e, avventatosi su Pévere, gli ritolse la canna. I due avversari lottarono così per il possesso dell’arma. Il Nicolotto la strappò nuovamente all’avversario ma, nello strappo violento, perduto l’equilibrio, cadde a capofitto in canale impugnando la canna riconquistata. Gli uomini di guardia nei copani, ai lati del ponte, lo trassero in salvo. Ma le squadre, eccitate e stanche dell’attesa, erano desiderose di attaccare la frotta e, quasi senza attendere il comando dei capi, si avanzarono minacciose sul ponte. I quattro padrini si disposero ai loro posti e la pugna incominciò. - 177