Naturalmente la passione per queste cacce era seguita anche dalla vicina terraferma da dove spesso si mandavano i tori a combattere. Si facevano allora scommesse, col padrone dell’animale, e si premiavano i migliori tori e i migliori cani. Rimase celebre un toretto, che apparteneva al marchese Obizzo, il quale, voglio dire del toretto, aveva saputo mantenersi gli orecchi immacolati in difficili incontri con furiosissimi avversari. Qualche volta il toro, invece di essere restituito, senza orecchi, al aPartìo della carne», veniva ucciso sul posto. Gli si spiccava la testa con uno spadone a due mani. L’operatore doveva staccare la testa con un solo colpo aggiustato in un punto segnato precedentemente. Famoso in questa manovra fu Giambattista For-menti detto Titarello. Ma, se il colpo non riusciva, salivano al cielo le proteste, le invettive del popolo e le urla di «Codogno». Il nobile Gerolamo Savorgnan, in una grandiosa festa datasi in Campo di San Geremia, tagliò nettamente la testa a due grossi tori di Ungheria. Tale atto, di grande perizia e di grande ardimento, fu molto apprezzato dal popolo e dagli stessi macellai anche perchè, ai due tori, non erano state precedente-mente segate le corna, come si usava praticare in simili casi. - 141