dona e mi adesso te domando perdonanza e te dago la mia benedizion. Requiescate in pase». L’atto del Gritti fu tanto apprezzato che i Castellani vollero baciarlo benedicendo alla bontà e alla pietà dei Nicolotti. Il 6 di agosto morì quel Menegon Giazzào, nipote di Luca, padrino dei Nicolotti che, cadendo dal ponte, s’era ferito alla testa. Fu sepolto nella Parrocchia di San Nicolò e, sull’esempio dato dai Nicolotti, tutti i Castellani, con torce e candele, vennero a San Nicolò, a rendere onore al caduto, in lungo corteo, che si snodò per l’argine di Santa Marta, la Fossa Capàra, e la Corte Maggiore. Racconta l’anonimo che, dopo la sepoltura, il Parroco di San Nicolò, in mezzo al tempio, attorniato dai vecchi Nicolotti, disse commosse parole ringraziando i Castellani e concluse : «Se ben fèmo la guera, sèmo sempre stai amici e se volemo ben perchè sèmo fradei e sèmo tuti nassui in ste benedete lagune». La rivalità delle fazioni cadeva di fronte al sentimento di pietà per i morti e al grande amore per la patria. I Castellani, commossi, accettarono l’invito nelle case dei Nicolotti e fraternizzarono con essi trattenendosi fino a notte inoltrata accompagnati poi alle loro barche e le due fazioni si salutarono con reciproche grida di evviva. ***• 185 La Repubblica di Venezia e lo Sport 8 a