-143 -- La Marina pontificia fino dal Pontificato di Sisto Vera data in assento. L'assento era una forma di contratto che lo Stato pontificio stipulava con un privato assuntore. Questi doveva mantenere il naviglio stabilito in piena efficenza per usi mili­litari secondo la convenzione stipulata e per una durata che era in generale di sei anni. Contribuiva inoltre ad abbreviare la permanenza in Arci­pelago degli Ausiliari il fatto che durante il viaggio di andata approfittavano di tutte le occasioni propizie per corseggiare e poi volevano partire presto per tentare di fare qualche colpo vantaggioso anche nel viaggio di ritorno. Generalmente poi le unità del Pontefice e quelle di Malta si concentravano a Mes­sina, dove una o l'altra dovevano far lunghe soste di attesa per procedere unite verso l'Arcipelago. Partiti gli alleati, i Capi da Mar veneziani ed il Provvedi­tore Generale dell'isola lungamente discussero per stàbilire le operazioni da svolgersi nei mesi seguenti. Il Cornaro sosteneva l'opportunità di concentrare le forze terrestri dell'isola per ri­prendere ai Turchi la Canea, mentre i Capi di Mare erano del parere che la flotta dovesse esere impiegata per tentare di im­pedire 1'arrivo dal mare di altre truppe e viveri, sperando cosÌ che la Canea dovesse prendersi per fame. Prevalse giustamente quest'ultimo concetto, tanto più che si aveva notizia che navi turche stavano concentrandosi nei porti di Morea ed a Milo per portare nuovi rinforzi e viveri alla Canea. La flotta a vela vene­ziana, dalla quale venne sbarcato il Cappello che fu sostituito con T ommaso Morosini, venne inviata verso Milo. Nelle vici­nanze dell'isola essa incontrò 3 navi nemiche che facevano vela per la Canea. Due di queste spinte dal vento forte di tramon­tana riuscirono a sfuggire, mentre la terza si dovette arrendere al Provveditore d'Armata Lorenzo Marcello ed al Governatore di galeazza Leonardo Mocenigo. Il forte vento da nord però ob­bligò la flotta veneziana a rifugiarsi in parte a Candia ed in parte a Suda. Di ciò approfittò il Capitan Pascià che si era reèato con 55 galere a Malvasia (Monernvasia) dove aveva im­barcato viveri e soccorsi per il presidio della Canea. Lasciato il porto raggiunse in brevi giorni Canea, vi sbarcò quanto tra­sportava e quindi fece rotta per Costantinopoli senza essere più disturbato dalla flotta veneziana.