68 FATTI, PERSONE, IDEE tragico. Ma il mondo sa cosa pensare dei metodi degli Stati totalitari, ragione per cui è assolutamente necessario rendersi conto della portata di una simile decisione prima di prenderla”. Si direbbe, questo, un libro scritto... prima delle sanzioni, le quali stabilirono la misura esatta di quanto l'Halia dipenda dal buon volere dell'Inghilterra; e invece è stato scritto, o almeno stampato, recentemente. Comunque, le idee dell’autore, come la vicenda romanzesca, hanno bisogno di essere aggiornate. Manca un capitolo, ma non c’è fretta. Si tratta di un capitolo che, se non apparirà coi caratteri tipografici dell’editore Tisné, potrebbe apparire con quelli, ugualmente di piombo, con cui il popolo italiano riconquistò l’impero. * Non occorre spiegare perchè abbiamo sentito il bisogno di far nostro questo eloquentissimo corsivo del «Popolo d’Italia». Non occorre cioè ripetere qui la biografia dell’ingegnere trentino Luigi Negrelli nè la storia della partecipazione economica di Trieste all’impresa del canale di Suez. Nella storia dell’Italia irredenta quell’impresa è ricordata con pagine che ci rivendicano il diretto di continuare a considerar la «questione di Suez» come cosa che ci riguarda direttamente: la sodisfazione che l’Italia fascista si prepara a procurarsi magari col piombo sarà sodisfazione di cui Trento e Trieste gioiranno per prime. La Porla Orientale. M.ario Buttora Ricorrono ora vent’anni dalla morte del legionario fiumano Mario Buttora. Certamente nessuno dei camerati della compagnia «Nazario Sauro» ha dimenticato la vigorosa figura di Mario Buttora, studente e legionario. Non ancora diciasettenne, egli era entrato, assieme a tanti altri giovanissimi, in quel battaglione volontari della «Sursum Corda» che, agli ordini di un gruppo di valorosi ufficiali, doveva forgiare gli animi dei ragazzi di Trieste ai più alti ideali dell’amor Patrio. Nell’agosto del 1919, Mario Buttora partecipò con altri compagni del Battaglione all’assalto della camera del lavoro. Poco dopo, all’appello che, da Ronchi, Gabriele d’Annunzio rivolse all’animosa gioventù d’Italia, anch’egli, come tutti i volontari della «Sursum Corda», rispose accorrendo alla difesa della città martoriata e contesa. La sacra fiamma dell’ideale purissimo aveva già temprato il suo cuore di fanciullo £ fu con la più gioiosa e serena dedizione che egli sopportò sacrifici e privazioni durissime. Nel suo «Appello ai Giuliani» del 21 Febbraio 1920, il Comandante dichiarava che «il battaglione per cinque mesi non ha voluto mai interrompere la guardia, non ha voluto allontanarsi dal termine dove fu piantata l’insegna offerta dalle donne di Trieste. Patisce il freddo, dorme sulle tavole, mangia scarso; ma il Battaglione non si lagna, nè si muove». Quale attestazione potrebbe più di questa dimostrare e glorificare l’eroismo di quel manipolo di prodi, di cui Mario Buttora è e rimarrà sempre un vivo e fulgido esempio? Il Battaglione, truppa fedele agli ordini del suo valoroso capitano Ercole Miani, animatore di questi giovani, dopo pochi giorni di permanenza a Fiume si fece infatti trasferire ai posti più difficili e più pericolosi della linea di confine.