BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO GIULIO CAPRIN, Sistema e revisione di Versaglia nel pensiero e nella azione di Mussolini, Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 1940-XVIII, pp. 162 (L. 12). «I trattati non sono eterni», affermò ancora nel 1922 il Duce, cioè essi registrano soltanto delle situazioni politiche momentanee che possono variare a seconda delle epoche storiche. In questo lavoro di Giulio Gaprin vengono enumerati e commentati gli errori, contenuti nel sistema di Versaglia, che alla fine del 1939 hanno portato nuovamente l’Europa sull’orlo del baratro ; non però allo soopo di fare una critica demolitrice e quindi sterile ma per cercare di rimediare a tali errori con una opportuna ricostruzione. Cosi, da prima della Marcia su Roma ¡1 Gaprin ci fa seguire lo sviluppo del dramma europeo attraverso il pensiero e l’azione di colui che senz’altro può essere chiamato il più grande Europeo della nostra epoca : Benito Mussolini. Nel settembre 1922 a Udine, Mussolini aveva detto: «Cerano due strade: o la pace della spada o la pace dell’approssimativa giustizia». E l’errore fondamentale di Versaglia è stato appunto quello di voler trasformare là pace in uno strumento di fòrza unilaterale imposto alla Germania senza discussione. Il risultato fu quello di indurre la Nazione germanica, durante tutto il periodo del dopo guerra, a coltivare la volontà segreta di arrivare alla distruzione di Versaglia. Tutta la politica francese svolta dopo la guerra mondiale è stata determinata dall'ossessione delta garanzia militare verso la quale la Francia ha teso con innumerevoli combinazioni escogitate in nome della così detta «sicurezza collettiva». Alla fine, la politica francese, accortasi che il sistema ginevrino era naufragato miseramente, riuscì ad ottenere l’alleanza della Gran Bretagna che, a sua volta, s’era accorta che con l’applicazione dell’arma aerea era finito ormai lo splendido isolamento. Da quel momento la politica delle due Potenze occidentali ebbe soltanto uno scopo : impedire, a qualsiasi costo, l’aumento di potenza della Germania e dell’Italia. Questa ossessione e la volontà di distruzione delle forze sovversive democratiche hanno spinto le due Potenze occidentali alla nuova guerra europea, determinandone il crollo definitivo. Questo libro di Giulio Caprin vuole dimostrare quanto meglio sarebbe stato per la Francia e per l’Infihilterra accettare, i consigli di Mussolini di pacifica revisione territoriale, per redimere l’Europa dagli errori commessi dai trattati di pace. Livio Chersi GIUSEPPE REINA, Noi che tignem- mo il mondo di sanguigno, Quarta ristampa, Bologna, L. Cappelli, 1939 (L. 8). Difficile è parlar convenientemente di quest’opera scritta vejitidue anni fa e che ora per la quarta volta si ripubblica, sulla quale tanti autorevoli giudizi sono stati pronunciati, di .cui alcuni vengono premessi all’attuale ristampa; e tra essi mi piace, lapidario e calzante, quello di Francesco Vivona; «Per trovare un libro di ricordi scritto colla stessa ingenuità e con egual senso e amore di verità, bisogna rimontare alleMie Prigioni di Silvio Pellico». Fra tante lettere, tante Memorie di combattenti del 1915-18, tutte sacre, tutte preziose come documenti della lunga passione del popolo nostro, questo Diario emerge per l’altezza dei sentimenti egressi in una limpida, direi classica prosa, sì che ufficiali e soldati, luoghi e fatti della guerra sul Carso nel 1915 appaiono con straordinaria evidenza al lettore, che non potrà dimenticarli. E chi recensisce non può far meglio che citarne alcuni passi, e vorrebbe poter citare tutto. Ecco con quale puro entusiasmo il Reina, tenente della Brigata Perugia, passò il 15 giugno, diretto al fronte, l’antico confine : «Vedo la prima pietra di confine abbattuta, divelta. V’è inciso sopra: Illyrien. 11 cuore mi scoppia di commozione. Sento una fiamma corrermi il sangue e poi un fremilo di tutto me stesso. Gli occhi mi si inumidiscono, lo sguardo mi si appanna, non sento, non odo più nulla. Sono estatico, fuori di me. I soldati traboccanti di gioia guardano in aria quasi per sentire, per vedere .cose diverse». A Spessa egli e i suoi trovano «sveglia al cannone, istruzioni al cannone, rancio al cannone, sonno al cannone». S’avvicina il momento, atteso con trepidanza, del battesimo del fuoco: «Avevo paura d’aver paura. Paura .che la mia carne non valesse a rispondere all’impulso del cuore, ch’io sapevo saldissimo». Aerei nemici bombardano l’accampamento : «Tutti avevamo l’espressione indimenticabile che si