SOPRAVVIVENZE AUSTRIACHE... A MALTA Con questo titolo, nel 1920, cioè quando più ardeva in Malta la lotta per l’autonomia e per la difesa della lingua italiana, Il Piccolo della Sera (16, XII’ .20) pubblicava un mio articolo, del quale, se lo spazio ora ce lo permettesse, sarebbe interessante narrare la storia, con tutti i particolari del retroscena (come spero di poter fare, un giorno). Ex discepolo di Pasquale Villari (1) e cresciuto alla sua scuola, avevo progettato di promuovere, con una serie d’articoli, una campagna nella stampa del Regno, per indurre il governo di Roma a intervenire presso quello di Londra, in sostegno della causa di Malta. L’articolo (succitato), che doveva essere il primo della serie, diceva: «Anni addietro, quando — Austria ancora imperante — ci pervenivano da Graz, da Innsbruck e da Vienna gli echi della lotta che gli italiani irredenti combattevano per ottenere una loro propria Università in Trieste, più d’una persona ragionava così: — Gli italiani di Malta, sotto il dominio inglese, si godono tuttavia una Università dove è loro dato di sodisfare al bisogno d’una cultura superiore nazionale. O perchè l’Austria si ostina a negare ciò che dovrebbe concedere non solo per l’utilità di rinsaldare i vincoli della Triplice Alleanza ma per suggerimento del più elementare senso politico? L’Austria non volle ascoltare questo ragionamento: preferì continuare per la sua via e, alla svolta decisiva della propria storia, non si trovò più a fianco l’Italia che l’aiutasse a salvarsi dallo sfacelo. L’Italia si trova ora alleata dell’Inghilterra. Dopo la guerra mondiale sarebbe logico attendersi che tra noi e gli inglesi si stabilissero quei rapporti di alleanza che non furono possibili con l’Austria: anzi, dati i suddetti precedenti, quei rapporti dovrebbero essere ancor migliori. Quello che succede ora a Malta par destinato invece a deludere ogni nostra aspettativa. V’è laggiù un giornale che s’intitola dal nome dell’isola famosa, stampato in italiano ed Organo del Partito Nazionale. Si, c’è un partito nazionale, cioè italiano, anche a Malta, ed ha per capo una persona veramente superiore, Enrico Mizzi, che difende da anni la causa dell’italianità con una tenacia, con una intelligenza e con una nobiltà degne del massimo elogio. Quali sacrifìci egli abbia dovuto compiere, quali persecuzioni patire, quali difficoltà superare, gioverebbe che gli italiani tutti sapessero, a ragione d’orgoglio e per obbligo di riconoscenza. Basti loro sapere, per intanto, che il Mizzi, riacquistata la sua libertà d’azione dopo un clamoroso processo politico e la relativa condanna da parte di una Corte