114 ARIO TRIBEL-TRIBELLI delle rivendicazioni sociali e del progresso, si sente, al cospetto delle memorie cittadine, conservatore e tradizionalista, come là dove accenna al giro delle mura cittadine (pag. 296), ai raffazzonamenti di San Giusto (pag. 174), alla profanazione dei resti dell’antico teatro romano (pag. 65). Ed ha la mano felice dove descrive il pittoresco carattere veneziano di calli, cam-pieli, scalinate, della Contrada del Crocefisso (pag. 77) e della piazzetta Trauner (pag. 281), e il quartiere di Rena (pp. 74-75) dove pulsa «il cuore triestino», vive incontaminata «la sua nazionalità, la sua lingua». Deplora la mancanza di scavi sistematici (pag. 125), vanta la romanità di Trieste, e chiama il Lapidario «santuario nazionale» (pag. 186) — «nel quale stanno scritti a caratteri incancellabili i più gloriosi momenti di Trieste» (pag. 190). Leva un inno a San Giusto (pag. 167) — «sublime esempio del come si muore per una causa santa». (Tre anni prima Trieste aveva conosciuto il martirio di Oberdan!), e trova fuori di luogo (siamo nel 1885!) il bassorilievo dell’arciduca Massimiliano sull’altare del protettore della città (pag. 166) (29). Bellissima è poi la chiusa di quel primo volume, vibrante d’amor di patria, della venerazione per i monumenti nostri «che ci sono gua-rantigia sicura ed incancellabile di coltura romana». Quel libro è già da parecchi anni diventato una rarità bibliografica: prova questa che non dormì polveroso negli scaffali di obliosi librai. Ora esso costituisce una chiara ed accurata documentazione di ciò ch’era la vecchia Trieste, prima delle recenti demolizioni. Paolo Tedeschi lo apprezzava giustamente, e ne raccomandava la lettura ai suoi concittadini (30). Egli era in corrispondenza frequente con mio padre, di cui seguiva l’opera con dotti cd illuminati consigli (31). Memorie del passato, quando si intravedeva una Trieste più grande, ma non si dimenticava la piccola e fiera città d’altri tempi! Nell’anno 1928 tutti i manoscritti degli studi storici di mio padre vennero dalla famiglia donati alla Biblioteca Civica (Archivio diplomatico triestino). Sono numerosi ed attestano della sua infaticata operosità. La Storia di Trieste, da lui scritta nel 1882, non era destinata ad essere pubblicata, ma è un documento della serietà e diligenza della sua preparazione storica. — Nella Raccolta di stemmi, iscrizioni e lapidi, sono riprodotte ed illustrate le lapidi che stavano al regolone della cattedrale, le lapidi romane e i basamenti di statue, e le medioevali del Lapidario. 1 fascicoli Biografie triestine (A-D) e Patrizi ed altri personaggi distinti (E-Z) offrono notizie importanti sulle più antiche famiglie triestine e personaggi (patrizi, vescovi, ecc.), mentre le tredici ca'sate sono più o meno compiuta-mente illustrate nelle sue Aggiunte alla „Storia del Consiglio dei Patrizi" di Pietro Handler, le quali Aggiunte portano anche la storia delle vicende del patriziato triestino fino alla rivoluzione francese, che abolì la nobiltà, ed alla occupazione austriaca, che, un po’ alla volta, tagliò corto a tutte le prerogative triestine. Notevoli sono le Memorie di Trieste dal 1880 al 1890, memorie vissute e di prima mano, animate da un discreto umorismo, ricche di dati, notizie, riflessioni e commenti. Così pure i Ricordi storici di Trieste dal 1000 al 1848 da servire per la storia. — Le Memorie municipali ed il fascicolo Dei diritti storici di Trieste — Storia del governo di Trieste, contengono esaurienti studi, come quello sulle franchigie e privilegi cittadini, e sulle spogliazioni perpetrate dall’Austria dopo il 1809 «a danni della nostra città trattata come un paese di conquista». Magnifico è l’ordine, la proprietà, la chiarezza calligrafica dei manoscritti di mio padre, al quale la Giustizia divina avrebbe dovuto riservare un destino migliore. Colpito da paralisi nel 1890, senza alcuna speranza di salvezza, egli seppe virilmente liberarsene il 27 ottobre 1891. Nel settembre 1939-XVII. ARIO TRIBEL-TRIBELLI