72 FATTI, PERSONE, IDEE Lavoro e nutrizione L’importanza dell’apporto ittico Tra le tante revisioni dell’ora presente, una interessa precipuamente il settore dei problemi alimentari sia da un punto di vista superiore scientifico adeguandolo ai nuovi risultati delle ricerche fisiologiche ed ai postulati moderni della chimica biologica e della bromatologia, sia da un punto di vista particolare della autarchia, che si interseca quindi in un campo di economia nazionale inteso a risolvere il duplice quesito della più intensificata razionale produzione e della necessità di soddisfare le peculiari necessità di fabbisogno per la razione alimentare del lavoratore del braccio, e del lavoratore del pensiero. Vien fatto di domandarci quali sostanze fra le alimentari introdotte nell’organismo ed assorbite, forniscono colla loro disintegrazione e colla loro ossidazione, la necessaria energia per l’attività muscolare e cerebrale. E’ indubitato che durante il lavoro si consumano prevalentemente le sostanze non azotate (idrati di carbonio, cioè saccaridi e grassi) e ciò si deduce dalle ricerche sullo scambio gasoso respiratorio. Tali ricerche dimostrano che mentre non aumenta notevolmente l’emissione dell’azoto, aumentano invece notevolmente la emissione dell’acido carbonico e l’assorbimento di ossigeno nei giorni di lavoro rispetto ai giorni di riposo. Ma il principale materiale impiegato dal muscolo durante il lavoro è rappresentato dal glicogeno e dai suoi derivati che rappresentano la sostanza dinamogena per eccellenza, mentre notizie meno precise si hanno sulla parte che prendono i grassi nel metabolismo muscolare, ma si ritiene che anche ai grassi spetti una importanza non lieve. I grassi si ritrovano sotto forme di goccioline nell’interno delle fibre, nel sarcopla-sma e se la quantità è generalmente scarsa ciò dipende dal fatto che essi si consumano a mano a mano che si producono. Circa poi alle sostanze azotate dobbiamo riconoscere che rappresentano i componenti principali del muscolo, che il ricambio azotato dei muscoli è sempre molto attivo, che se durante il lavoro si consumano prevalentemente le sostanze non azotate, o di riserva introdotte colla alimentazione, non si esclude con questo che non sia possibile vivere in condizioni normali e sviluppare lavoro, nutrendosi anche di sola carne; ma è certo però che in una alimentazione razionale degli operai debbano essere largamente rappresentati anche lo zucchero ed i grassi e gli altri idrati di carbonio. Per un lavoratore manuale si calcola il fabbisogno normale di 3000 calorie (qui per caloria si intende la chilogrammocaloria biologica, cioè la quantità di calore necessaria per innalzare di 1 grado la temperatura di un chilogramma di H,0.) fornite da una alimentazione mista di albu-minoidi, grassi, idrati di carbonio, sali ed acqua, mentre un individuo con un lavoro non muscolare ha bisogno di un alimento pari a 40 calorie per un chilogramma di peso corporeo. Nello studio del fabbisogno alimentare occorre tenere presenti le richieste di un organismo che necessita di energie e di sostanze costruttive: bisogni questi troppo legati allo sviluppo organico, e quindi alla età ed al dispendio energetico individuale perchè possano fissarsi cifre comuni e di rispondenza generale. In Italia abbiamo le ricerche fatte dal Consiglio Nazionale delle ricerche, le quali ci hanno informato non solo del valore energetico della dieta dell’uomo medio in Italia, ma anche dei vari alimenti dei quali la dieta stes-