184 BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO vitabile necessità geogràfica, ma molti in-vieranno per altre direzioni. La parola d’ordine è questa : ricominciare e «vincere le nuove difficoltà per avviarsi verso un sempre migliore avvenire». Con questo incitamento si conclude l’interessante studio del Perusino. Tullio Lussi RENZO CARPI, Diario per Aurelio, volume che si deve ai Carpi, Carmel, Slataper, amici di Aurelio, impresso da L. Smolars e N., Trieste 1939, edizione non venale di 250 esemplari numerati; pp. 248. Modo elevato, degno e direi moderno di esaltare la memoria di un caro scomparso, questo di pubblicare sue lettere, suoi scritti, e rievocarne i ricordi anche umili, della vita di tutti i giorni: la personalità resa dalla morte più alta e compiuta, risorge viva e intera, cara a chi la conobbe e a chi non rincontrò in vita. Rievocazione in tono sommesso, ma tanto più sentita che non i magniloqui in versi imperversanti fino a tutto il secolo scorso, e certe prose nelle quali il commemoratore si fa avanti lasciando il commemorato in ombra. Per nessuno forse tale forma di celebrazione poteva esser più adatta che per Aurelio Vedovi, tenente dell’arma aerea, nato a Piove di Sacco nel 1915, morto per incidente di volo a Bengasi nel 1939, medaglia di bronzo al valor militare per azioni eroiche nel cielo di Spagna e medaglia d’argento al valor aeronautico alla memoria, cosi guadagnata: «Pilota di eccezionale abilità, per cause imprecisate durante un volo di allenamento entrava in vite. Anziché affidarsi ad un sicuro lancio col paracadute, tentava di portare a salvamento il velivolo, ma nel generoso intento faceva olocausto della sua esistenza. Fulgido esempio di dedizione al dovere e di spirito di sacrificio». Grati si deve essere per il commosso e mesto libro che s’intitola Diario per Aurelio all’Autore, avvocato Renzo Carpi, pur lui appassionato aviatore (militò nell’aviazione durante la grande guerra), maggiore d’anni ma tanto giovane di spirito da esser diventato di Aurelio il fraterno amico, l’affettuoso confidente de’ più intimi e accesi sogni di gloria e d’amore. Narra l’A. come inatteso, fulmineo, benché dopo cupo presentimento, gli giunse l’annuncio dell'incidente di volo nel quale trovò la morte Aurelio. Spinto da generoso impulso, accorre subito a Trieste, residenza della famiglia Vedovi, «ove lo schianto dei cuori è stato più forte di quello dell'ala infranta nella sabbia laggiù». La povera madre è, come il figlio, fatta conoscere attraverso le sue stesse parole. Un amico di Aurelio nel 1933 gli aveva scritto: «Possa tu volando - salire alle stelle - in alto, più in alto». Sotto, un’altra mano aveva aggiunto : «E sempre ridiscendere vittorioso, incolume in terra, fiero d'aver fatto il tuo dovere. La Mamma». Tornato nella sua Pistoia, il Carpi, a mesta rievocazioné, rilegge le lettere che Aurelio scrisse a lui, ai genitori, e taluni fogli di Diario, e così, lasciando parlare quanto può l'amico, ritesse la trama della sua breve e gloriosa vita. Fin dalle prime frasi si rivela il di lui carattere serio, franco, modesto, antiretorico, d’una cosa sola avido e impaziente: volare. Ecco un foglio del Diario di volo del 1933, epoca in cui Aurelio apprende a Trieste il volo a vela. La sua pena, il suo amore per un velivolo danneggiato ci fan comprendere come sei anni dopo egli sia morto per tentar di salvare il suo apparecchio : «Trasportiamo nell’Hangar l’apparecchio e cominciamo a smontarlo. Come fan pena quei due pezzi d’ala appoggiati a terra, quella coda reclinata, tutto in un angolo dell’immenso hangar vuoto... Che spettacolo tetro in onfronto al solito apparire delle ali argentee percosse dal sole, delle belle ali staccate da terra, leggermente inclinate in su, che rappresentano la forza, lo slancio verso l’alto. Come fan pena ora lì, accasciate, rilassate, con i fili delle crociere scompigliati, ritorti. Tutto ha un che di addolorato, di stanco, di vinto ...». Due anni dopo è a Taliedo per il corso di pilota, e il 4 agosto ’35 descrive le sue prime impressioni : «Cara mamma, ecco fatto anche il battesimo dell’aria: stamattina tra le sei e le sette s’è fatto il primo volo che chiamano di ambientamento, i comandi non li si è toccati e l’impressione del volo è stata ottima per il panorama. Che piccolezza il Duomo ! Il treno, le case, l’uomo poi è nulla, ma tutti siamo stati un po’ delusi perchè si sperava ci facessero fare qualche po’ di acrobazia, ed invece nulla .. La lettera di poco posteriore (15 settembre) all’amico Carpi è notevole per la effi^cia con cui descrive il paesaggio in-