210 GUIDO POSAR-GIULIANO gevano il Quarnero c depredavano le coste dell’Istria. Venezia organizzò una spedizione (e fu forse la sua prima) che, capitanata dal Doge Pietro Tra-donico, finì con una pace la quale nulla concluse. La potenza marinaresca dei Saraceni era dunque superiore a quella veneziana. L’anno dopo Pietro Tradonico mosse contro gli Slavi che avevano devastate le coste delPIstria. Ma, dopo gravi perdite, il Doge dovette rimpatriare senza aver raggiunto lo scopo e allora gli Slavi non ebbero più freni. Senonchè ecco anche i Saraceni tornare pur essi alla carica. Nell’842 Venezia mosse loro contro con 60 navi ma fu totalmente disfatta e i Saraceni, per vendicarsi, risalirono l’Adriatico e, raggiunta la città di Ossero nell’isola di Lussino(?), la depredarono e la incendiarono. Due anni dopo Venezia riprese la lotta coi Saraceni ma la fortuna le fu ancora avversa ed essa riportò una grave sconfitta nelle acque dell’isolotto di Sansego nel Quarnero. -Poco dopo, nell’846, i Croati, resi arditi dalle continue sconfitte di Venezia, mossero alla sua volta e saccheggiarono Caorle. Per intromissione dell’impero bizantino, si ebbero alcuni anni di pace necessaria a Venezia che doveva riprendere forze. Nell’872 una navicella veneziana proveniente da Grado, con pochi uomini, si addentrava nel golfo di Sal-vore a scopo di esplorazione. Assalita d’improvviso da pirati slavi, ivi rimpiattati, la nave fu catturata e gli uomini massacrati. Nell’875 i Saraceni si lanciarono ad assaltare Grado che però seppe resistere. Nell’876 gli Slavi si diedero al saccheggio delle coste istriane depredando e semidìstruggendo Sipar, Umago, Cittanova, Rovigno. II Doge Orso Partecipazio accorre, attacca la flotta slava nelle acque di Umago e la sconfigge riuscendo persino a riprendere il bottino fatto dai pirati nelle suddette città alle quali esso fu dal Doge restituito. Il Doge Pietro Candiano intraprese nell’887 una nuova spedizione contro gli Slavi che si concluse con la disfatta di Venezia e la morte dello stesso Doge. Finalmente, in seguito al decadimento della potenza croata (per lotte interne e per l’invasione dei Bulgari) si ebbero 60 anni di tregua. Così terminava il primo periodo delle lotte di Venezia contro i pirati. E l’impero? I deboli successori di Carlo Magno, veramente impensieriti per le loro terre dell’Adriatico così spesso e così gravemente minacciate, avevano firmato con Venezia patti di alleanza e di aggressione contro i Croati: senonchè tutte le loro promesse erano rimaste lettera morta: L’Impero, troppo preoccupato nelle sue vicende, non poteva pensare all’Adriatico. E così l’Istria, incapace di difendersi da sola, comprendendo che l’impero ben poco poteva curarsi di lei, vedendo che Venezia sola mostrava coi fatti l’intenzione di combattere i pirati, l’Istria logicamente tendeva più che mai a Venezia alle cui azioni navali avrà di certo contribuito con uomini e naviglio. Documenti che portino luce sui rapporti veneto-istriani di questo periodo (almeno fino al 932) non ve ne sono. Il Romanin dice che Venezia ora cercava soltanto di assicurare sempre più e sempre meglio la sua posizione in Istria. E questo appare assai naturale se si pensa che Venezia aveva grande bisogno di crearsi e di solidificare al massimo delle basi di difesa e di offesa contro eventuali nuovi attacchi di pirati. Le città istriane poi, continua il Romanin, trovavano vantaggioso il piegare piuttosto a Venezia che molto dava e poco chiedeva. Dello stesso parere è il Filiasi quando dice che Venezia tardi pensò di dominare gli altri e che perciò per lungo tempo rimase autonomo chi a lei si dava chè Venezia si accontentava di poco tributo ma ciò che più le premeva erano i commerci. In conclusione: prima Venezia combattè contro i pirati per la libertà dell’Adriatico e la conseguente sicurezza dei propri commerci e poi, nel lungo periodo di tregua che vedemmo, si giovò di questi commerci per valorizzare sempre più la sua posizione di protettrice delFIstria nel senso di gettare su questa terra solide basi di cooperazione e di reciproco aiuto in eventuali nuove lotte coi pirati. Venezia anzi, come fu già accennato, in un certo momento (932) si ingannò nel giudicare la maturità dei suoi rapporti con l’Istria; volle spingere un po’ troppo le sue esigenze provocando una furiosa ribellione da parte degli Istriani che essa però seppe genialmente domare al punto di vederseli inginocchiati innanzi in atto di chiedere perdono!