124 FATTI, PERSONE, IDEE Esuli fiorentini a Trieste e in Istria ai tempi di Dante Le aspre guerre civili che infestarono la Toscana nel Duecento e nel Trecento, portarono alla dispersione per l'Italia e per l’Europa d’un grande numero di famiglie e di persone, tra le più distinte anche delle città più importanti, compresa la stessa Firenze, di quella terra colta ed industriosa. Parecchi dei toscani scacciati dalla patria giunsero nel Friuli e nel-l’Istria, dove trovarono un sicuro asi- lo e un profìcuo campo per le loro attività, segnalabile fra esse quella rivolta a lucrose, anche se non sempre oneste speculazioni feneratizie. Il De Franceschi ha cercato di esporre ed illustrare quella che fu la immigrazione toscana a Trieste ed in altre città istriane a cavallo dei due secoli accennati, recando nomi di persone e di casati, notizie su relazioni di famiglie e di affari e notando i vari rami d’attività esercitati dai più degli emigrati. Per quanto riguarda in primo luogo Trieste, quella che egli chiama la più indipendente e operosa delle città istriane favorita dalla sua posizione geografica nell’intimo seno adria-tico, in continui rapporti politici e commerciali con Venezia e Aquileia, scalo, seppur modesto, della Corsia e dei paesi transalpini, ricorda come vcr'so di essa fosse stato attirato il maggior numero di toscani spintisi a caccia di fortuna nell’estremo lembo orientale d’Italia. Vi troviamo infatti convenuti dal 1320 al 1370 a industriarsi in svariati traffici, membri delle famiglie Accati, Agolanti, Ami-dei, Ammanati, Angiolieri, Caponsa-chi, Cipriani, Della Lana, Infangati, Linari, Malaspini, Ragni, Ristori, Scolari, Soldanieri, Tedaldini, Vbbriachi, Villani. L’attività di tali famiglie, fra cui alcune ancora ricche e potenti, nonostante le molte disavventure sofferte, si estendeva o direttamente o mediante propri agenti contemporaneamente all’Istria o al Friuli. Si manifestava un collegamento d’interessi, una comunità, quale è quella che si nota solitamente rispetto agli ebrei, fra i traffìcatori toscani della Venezia Giulia e la solidarietà loro faceva capo a Venezia, sede d’una fiorente colonia di esuli fiorentini riallaccian-tesi in regolari corrispondenze di affari con la natia Toscana. Camillo De Franceschi si è impegnato sotto l’indubbia spinta del grande amore per la sua Istria, alla più improba delle fatiche per trattare un tema di tanta importanza, quale è quello svolto nelle sue pagine, chè la mancanza di documenti istriani anteriori al Trecento gli ha impedito di risalire alle origini della immigrazione toscana in Istria. E’ pertanto meritevole del più ampio encomio e del più fervido plauso per essere ciò non di meno riuscito a darci un quadro cosi particolareggiato della situazione e delle condizioni determinatesi nella nostra Penisola, in seguito all’affluire di quelli emigrati. E dopo le informazioni forniteci sul conto dell’elemento toscano emigrato a Trieste — che si è trovato in un momento favorito nella sua attività anche da parte dei preposti al governo di quella città che allora non doveva superare i 0000 abitanti e che era povera come tutte le consorelle istriane e che quindi aveva bisogno dell’importazione del denaro forestiero, donde la larghezza del Comune nella concessione di aprire banchi di prestito ed istituti di pegno — ci dà delle notevoli ed interessanti informazioni nel citato proposito sul conto delle altre principali terre dell’l-stria, nelle quali più o meno si cominciava a notare lo stesso commer-