BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO GIUSEPPE REINA - Chiarimenti fascisti sulla Carta della Scuola -Trieste, Tipografia del P. N. F. 1940 -XVIII; pp. 23. Fra le molte conferenze che abbiamo udito sulla Carta della Scuola, questa è la più sensata e più efflcaoe, soprattutto perchè l'A. si attenne fedelmente al motto di Fra Jacopone: ove chiara è la lettera non fare oscura chiosa. Nel proemio sgombera il terreno da parecchi «luoghi comuni» che girano nel mondo fascista confondendo le idee alla gente circa le vere finalità e i veri metodi della riforma scolastica. Ravviva la memoria della Scuola delle terre irredente (ed egli può parlarne da competente, avendo di essa, come Provveditore agli Studi, nozioni sicure e profonde, guadagnale attraverso una diretta esperienza). Reagisce alla svalutazione convenzionale della Scuola anteguerra, sulla quale si volle pronunciare una sommaria condanna, con la medesima «stupidità» con la quale si volle «negare ogni significazione ed ogni contenuto perfino al nostro Risorgimento». No, dobbiamo esser rispettosi della miglior tradizione nazionale, che, a ben considerarla, ha resistito alle prove più difficili e ha potuto metter capo al fascismo, appunto perchè si è conservata sempre, nel suo midollo sostanziale, una continuità programmatica e pratica che va dalla Scuola anteguerra alla Riforma gentiliana del ’23 e da questa alla odierna Carta del Ministro Bottai. Dopo aver enumerato i concetti fonda-mentali della Carta (studio, esercizio, lavoro, quali mezzi ; l’unitarietà dell’educazione e la selezione degli scolari, quali Uni), l’A. accenna ai necessari rapporti di armonia e di collaborazione che devono sussistere tra Scuola e Famiglia e alla riorganizzazione della Scuola privata. La distinzione fra l’umanesimo accademico, statico, pedantesco dei tempi passati e l’umanesimo moderno, operante, dinamico, aderente alla vita de’ nostri giorni e teso al futuro, è l’argomento della seconda parte; nella quale è inserita un’osservazione che raccoglie tutti i nostri voti s cìie segnaliamo all’attenzione di chi è chiamato a confermarla coi fatti: l’esame eli maturità e di abilitazione sarebbe me-Slio «limitarlo alle sole discipline che differenziano un tipo di istituto da un altro l'Po, prescrivendo, per le restanti discipline, non oggetto di esame di Stato, per gli interni, gli scrutimi finali, e per gli esterni le prove preliminari per l’ammissibilità all’esame di Stato». Ci sentiamo altrettanto d’accordo con tutte le considerazioni sul bisogno di persuadere ad accrescere la popolazione delle scuole d’indirizzo teonico e professionale : le statistiche citate dal Ministro Bottai e qui riprodotte dimostrano eloquentemente la sproporzione assurda fra il numero di quelli che s’inscrivono alle scuole classiche e quelli che s’inscrivono alle tecniche. «E’ tempo di reagire contro questa mentalità piccola, borghese che ci costituisce nella impossibilità di formare i quadri e le maestranze per le nostre Industrie, i nostri traffici, le nostre navigazioni, per la coltivazione delle nostre terre, come per il passato, nei tempi plumbei del parlamentarismo, ritardò per lo meno di .cinquantanni la nostra ascesa nazionale, perchè la impegnò, la congelò, la arrestò nei vani ludi cartacei e, nel parlamento, in giostre rettoriche, in logomachie sterili e inconcludenti». E’ una voce che, levandosi da un ambiente come il nostro, ci sembra meritare particolare attenzione: è la voce dì un ambiente che sa per lunga prova quanto giovi dare la debita importanza alla preparazione necessaria per le occupazioni della vita attiva. Per questo ora aspetta una Facoltà di Lettere e di Magistero, ma reclama del pari che si riattivi la sua Facoltà d’ingegneria navale, conforme alla sua tradizione di studi nautici superiori, iniziatasi nel Settecento e improvvidamente troncata da .chi governò le cose della pubblica istruzione nei primi anni della redenzione. Ferdinando Pasini NELLA DORIA CAMBON - La logica poetica - Libreria Minerva. Trieste, 1940. Quarant’anni di fedeltà alla musa sono un bell’esempio di costanza. Non son molti anche fra i maggiori che possano addurre carte di tanto antica nobiltà. Quarant’anni di poesia goduta e sofferta (più sofferta che goduta, naturalmente) conta proprio colei che tutti riconoscono per la decana delle lettere triestine, Nella Doria Cambon. Anzi, se dobbiamo essere esatti, i quarant’anni furono celebrati nel novembre del ’37 : ci avviamo dunque per il quarantesimoterzo. E poiché siamo in