Di un patriota e storiografo triestino: Antonio Tribel 113 Nell’anno seguente (1883) alcuni giovani studenti del Ginnasio -comunale facevano a Trieste il dono d’un sodalizio che, con gli anni, crebbe a centro importantissimo di studi sulla nostra orografia, e di ricerche carsiche, recando un contributo decisivo alla conoscenza pratica e scientifica della nostra regione: la Società degli Alpinisti Triestini, che già pochi anni dopo potè, ampliata, fregiarsi del nome fatidico di Società Alpina delle Giulie, fucina di patriottismo e di nobili ardimenti. Io la vidi nascere — posso dirlo — a casa mia. Mio fratello Arturo ne fu uno dei giovani ideatori e fondatori; mio padre ne abbracciò tosto, con entusiasmo, i nobili ideali. Egli fu Presidente della Commissione escursioni, e come tale, elaborò, nel 1889, un vasto Studio preparatorio per la 'sistemazione delle escursioni fra le Alpi Giulie e il mare, corredandolo di una carta topografica della regione, che gli costò non poche fatiche. Il suo diligente lavoro, che illustrava tutti i problemi alpini regionali, ebbe il plauso della Direzione e la lode degli intenditori. Ma già gli Atti e Memorie sociali del 1883-1885 portano una sua memoria storica: Le rovine del Castello di Moccolano o Moccò, per la quale Giuseppe Caprili, che lo onorava della sua amicizia, ebbe a chiedergli «dove avesse potuto trovare tante notizie». Negli Atti e Memorie del 1886-1887 comparve un suo breve studio storico sulle Alpi Giulie, e in quelli del 1887-1892: Un cenno storico sul castello di Lupoliano, interessante memoria letta da lui al convegno sociale tenuto a Lupoliano il 20 maggio 1887. Ma l’opera principale di mio padre, quella che ancor oggi si studia e si consulta, è la Passeggiata storica per Trieste (24), cominciata a pubblicare a dispense nel 1884, e della quale, per la malattia dell’autore, non potè vedere la luce che il primo volume. Questo descrive la Città antica, che stava entro il recinto delle mura.. Il secondo volume doveva essere dedicato alla Città nuova (detta allora Città Teresiana); il terzo «a quella parte della città nostra che si estende da Cavana ai Santi Martiri, al Lazzaretto S. Carlo, a S. Andrea e contrade adiacenti». Fra i manoscritti paterni donati alla Biblioteca Civica, c’è anche quello, solo in parte completo (relativamente all’epoca), del II volume della Passeggiata. Nella prefazione a questa seconda parte l’opera è presentata «copie una guida illustrata che passa in rassegna le vie, le piazze, le case, i palazzi ed i pochi monumenti che ci sono rimasti, descrivendone l’origine e le vicende passate». — «Certo di adempiere ad un dovere di buon cittadino, portando nella raccolta delle patrie storie una memoria che forse un dì potrà avere qualche valore» (25). Il manoscritto del 1° volume, il solo pubblicato, presenta numerose aggiunte, fra cui quella concernente il colombario, ossia «deposito dei morti», esistente sotto il piazzale della chiesa di S. Giusto. Inoltre numerose piante e disegni in penna inediti di facciate di edifìzi e chiese, di stemmi, sigilli, lapidi, ecc. Quello del II0 volume, inedito, ha, pronti per la pubblicazione: la Piazza grande, a completamento di quanto già descritto nel 1° volume, cioè 10 spazio che stava fuori delle antiche mura; la Storia del Lloijd — Il primo bastimento a vapore a Trieste (di John Alien, 1818); Cenni generali della città nuova, sua flsonomia, storia del suo sviluppo e limiti; Via dell’Arsenale, Via San Carlo, Via e piazza del Teatro (con la storia del Teatro Comunale), Tergesteo, Via e piazza della Borsa, Tutte queste descrizioni sono complete; 11 rimanente non è che una raccoltà di materiale ch’egli si riservava di riordinare, appunti e curiosità di vero interesse cittadino, con numerose piante topografiche, appunti che, completati, attendevano la sua mano ordinatrice, la sua opera diligente ed assidua. Ma purtroppo, quella doveva ben presto cadere inerte, e così il suo lavoro rimase troncato... (26) Rotat omne fatum, come si legge in un’iscrizione da lui con amore studiata! (27) Ritornando al volume pubblicato (I) (28) vediamo che non vi mancano le descrizioni vivaci, le osservazioni sempre appropriate, le frecciate ironiche, il tutto sorretto da intenso amor patrio. Il ros)so del 1871, il fiero araldo