SAN GIUSTO 3 Ora, caro Pasini, ti prego di non scandalizzarti se ti confesso ch’io son uomo bacato da più di qualche pregiudizio; e il ritorno, cosi spontaneo alla mia mente, di quella pecorella smarrita e ormai creduta morta, mi rallegrò alquanto, e mi parve segno di prodigio e di fatalità, non di semplice caso. L’insistenza poi, ossessionante, con cui quella larva invadeva il mio discorso, esigendo il diritto di sua finitura, mi disse che tempo era venuto e che la sua parola era ormai attuale. Trassi allora dal dimenticatoio la sua fede di nascita e di legittimità (ancora in carta libera!) e ne sbozzai nettamente sul vivo la figura, che feci risorgere e parlare. Che cosa vuole infine questo San Giusto nella mia «Canzone»? Nien-t’altro che attestare romanamente «coram deo et populo» la continuità in noi dell’antico spirito di Roma. Il giovinetto martire, che io triestino vedo spesso, in fantasia, far buona guardia alla «porta orientale» dell’impero, sulle torri della sua, della nostra Tergeste, e ora dorme entro l’urna d’argento, lassù nel tempio a lui sacro, continua per me a sognare il perpetuo rinnovarsi in noi della romanità, fatta cristiana anche a prezzo del suo sangue, nella perfetta coscienza di avere immesso anch’egli, col suo martirio e la sua ferma fede, nuova virtù e nuova forza nell’ormai stanca e decadente romanità dellTmpero. Così rinasce qui lo spirito di Roma e si perpetua pei secoli nelle nostre coscienze; non altrimenti una tomba dei Barbi, resecata, forma oggi ancora i saldi stipiti della porta maggiore della vetusta cattedrale. Così è la storia e cosi la poesia. Or chi meglio di un tale tergestino, anzi cittadino romano, chi meglio di un tale cristiano, anzi santo romano, può intonare fino all’apoteosi l’inno di grazie (Te deum...!) a chi rese possibile l’evento grandioso della redenzione, avendo armato, per tanti secoli e contro ogni avversità, la nostra gente di un puro cuore latino e rinnovando qui lo spirito dell’Urbe? Questo è il San Giusto nella mia intenzione e quale del resto il pubblico mostrò di accettare senz’alcuna offensione. M. T.