TERZO. XXXIX de Lacedemoni] gli Ephorifurono di fommct. auttontà, o~ à Roma i Decemuiri^iquali feciono anchora le leggi,credettero chcfujfe dimejìiero di fargli eglino anchora, fe imitado l'tf* ]empio dì coloro,pure in difegual caufa,ordituffero in quejld nojìrct cittì un Magflratq di fomma potejìfylylc (iopra, ogni altra cofa hauejfe cura di prouedere,che non nafcejfe difeor* dia tra cittadini,laquale fcandalo,gr folleuamento faceffe* & che alcuna partialità, ouero alcuno maluaggio cittadino noti s’ingegnajfe di far qualche tradimento alla Republica. er fe alcuno morbo di quejla foggia per mala forte afcofamente ex minai fe per la città, haueffe fomma auttorità di auertìr que* gli,cr di procurare che la Republica non patiffe danno ueru* no Ma fi gran potejlà non fi poteua commettere nelle mani é pochi fenza gran periglio, ne era per effere formidabile fé nelle mani di molti fi comettejfeXa onde per fchifar l'uno,or l’altro incommodo,ordinarono queflo collegio de Dieci. Ef* fercitano quefli per uno anno quefìo Magijlrato:cr hàno ¡fila contumacia,che quel,che fe ben non è ¡lato più che utuli fd lo in quel Magiflrato,fia contumace dì quello ufficio non fo* lo per quello amo, ma anche per f altro futuro : ne fia lecito farfi mentione di quello ne i.comitij del Conftglio de Dieci:ài quai Dieci hanno aggiunto anchora il Prencipe,cr i Cofiglii ri, accioche tuttó’l collegio compijfe la fomma di diece feta te cittadini, à iquali fu attribuita quefìa fomma potejlà. Dì quefii Dieci, cia/cun mefe fi eleggono tre di quegli,a iquali toc cara la fòrte;iqualifono Prencipi del collegio, er iquali uoU gannente fono foliti chìimarfi Capi de Dieci: er quefli hàno poteftà di ragunare il collegio de Dieci,& di riferire a quth loManno unajianza propria appartata, nelkquale di conti*