faticarmi fopra ciò, era una fatica buttata uia : conciona che molto ordinatamente, et co molta leggiadria da M.Gafparo Contarino gentiluomo Vinttiano, dopò (mercè delle fue rare uirtu)fatto Cardinaleterano fiati fpiegati nonfologli ordini, ma etiandio d modo,che fi tiene nel creare de i Maejlrati: co= finche fe da uno di loro non fi fcriuejfe,ò narraffe5 da noi altri non fi potrebbe fapere,non potendo effere al crear della maggior parte di quegli prefente perfona ueruna,fe nobile vinitia* no non è.llche fi come molto mi piacque, cofi molto il ringra* tiai di cotal buona nouetta-.c? trouata l’operetta, ueggendola latina,disfi fra me medefimo,fe cofi la mandarò, io non poffo mai a tutti detta mia patria compiacere, com’io uorrei, fendo che tutti non la intendono. Onde molto l’animo al tradurla, cofi tradotta la ui mando:doue(come è detto)trouarete il mo do,che tengono nello eleggere i Maeftrati, er gli ordini, co* quali reggono la città. Mandolaui dunque cofi tradotta non gU per quella altra opera, che una uolta fcrisfi al mìo Giulio Kofetti Aquiuiui di uolerui mandare,ma per una arra di queU U,fe mai ufcirà in luce 5 ella è ben finita fi, ma non è in poter mio il farla uj'cire,cr fiate certa,che fetta ufcirà, d’altri,che diuoinonfiagiamai.crfe non,ui fupplicoPatriamia hono* rata, che uogliatericeuere quefta in contracambio di quella, del che tanto più dourete effere contenta, quitto maggior frut to potrete trarre da quefta,che da quella*imitando gli andari, che ui fono defcritti, per quanto più fi può nelle uojlre ditto» ni. V'iueteinpace. Bìvìnegiail.xxi.d'Ottobre. M. D. XXXXLIII. ubbidiente figliuolo Eranchirio Anditìmi.