PRIMO Vili ta da aleuti* infermità di pa]foni. Dalle quai cofe ogni buomo anchora che d'ingegno tardifjimo, può uedere,cbe fi fa ciò, c'hMamo detto di foprd effere ottimo,er grandemente ne= ceifirio,cioè, eh'alcuna cofa piu divina deU'huomo gouerne, Cr reggale compagnie degli huomini. Che fe à quello ufficio di governare è meffo ¡òpra uno buomo, effmdo molto ra i quei .c’hanno et prudcntia,cr botà^ZT quelli le piu uolte errali do in giudicare per la forza degli affetti dell'animo, & ancho molto fiano nm off ¿dalia dritta jentètia dall'aio,la cofa rio è per paffare fenza gran travaglio,cr gran pericolo. Che fe foffe poffibtle anchora. ritrouara uno huo tamo fauio, cr da bene,cr cofi fermo in propofito,che non potejfe effere rimojì fo dall’uff ciò per alcuna pajfion d'animo,certo con quejla co ditione lio fi deverebbe defiderarc la Signoria deU'huomo per il principato delle leggi,ilqttaf buomo fatto di natura caduca CT frale lungo tempo non potrebbe durare in quello ufficio:et le leggi, per cofi dire, potrebbono concorrere con l'eternità. 15 a quefle cofe giù mi credo,che fifia per fuaf> la fomma del* l Imperio douerfi non att'huomo,ma alle leggi raccomandare CT pocbiffìme cofe,quando nelle leggi comprendere non fi pof fono,da cometere all'arbitrio dell'buomo.Egli e pero necejfa* rio che fi faccia un certo guardiano,cr quafi vicario,cr ima niftro alle leggijilquale governila República fecondo l'ìmpe rio della legge:cr perche tutte le cofe, che vengono in giudi* 'ciò,non fi ponno comprendere nelle leggi, allbora delle cofe, che s'hanno à confultare,cojlui fia arbitro. Ritorna di nuovo quella medefma contefa, laquale ad alcuno haurebbe potuto parerebbe foffe fiata decifa dalla conflitvtione delle leggi,cioè fe uno meglioJ ò pochi, ó piu toflo la moltitudine fia da effer