TERZO’ XXXV! lituno fotto il Capitano vinitiano. Gli altri della terz<t mano fono cinque, à iquali è dato il penfierodette eoa fi maritane : ne hanno auttorità di poter riferire d’ai* tra cofa, oltre quejìa al Senato. Queflamano apref• fo i nojlri maggiori fi hauea molto in pregio, nel tenta po che le cofe del Mare erano in fiore : ma ejfendo fee» mate le cofe maritime , er ejfendo riuolto lo jìudio de nojlri all’imperio di terra ferma , comincio ad hauerfi quejio Magijìrato , anchora in poco conto, di manie =» ra che nella età nojlra i Giouani , er gli huomini di prima barba fi eleggono à quell’ordine . Quejli fedici cittadini dunque , la ragunanza de’ quali appo vimtiani con proprio uocabolo è jolito chiamarft Collegio, la mate tina per tempo fi ragunano co’l Prencipe, cromi con/ figlieri, er primieramente per ìnfino à terza damo udien za à gli huomini priuati , i quali qualche cofa hanno da fare ò con la República, ouero con alcuno altro Ma* gijlrato : er quelle caujè tutti iificme deliberano, oa ucro fe cofi il douer della coja, par che richeggia, ri« ferijcono al Senato di quelle cofe. Dopo terza fono Ih cent iati dalla corte tutti i priuati J er tojlo da alcuno de i Cancellieri, ilquale fia fecretario della República , fi leggono tutte le lettere mandate al Senato. Dopò, eca cetto fe da alcuno Ambajciadore d’alcun Prencipe, il a quale voglia parlare al Doge, er al Collegio, ouero da qualche importante negotio,ilquale ad altro tempo non fi pof fa prolungare, fono trattenuti \ s’appartano quefti Saui, ouero preconfultori in una dejlmtrf appartata flanz*
                           £ iiii