T E R Z ài ’• XLIIII
'chi rimane di dire ò il reo, ouero VAUocatore „ cedendo al* Valtro, dice di non uoler più dire.1 Compito di otarfi la. cau» fa, il reo ,i<zr gli Auocati di quello fi partono dalla corte de
i	Giudici. Rincbiudonfi in una jìanza appartata gli Auoa catori, cr i loro Cancellieri infteme co i Giudici, oltre iqua*
li	niuno altro. Gli Auocatori primieramente riferifeono ai Giudici di punire il reo, cr domandano il parere, fe lor giù* dicano, che fi debba punirej non effendoui però coftituita- an* chora niuna diftinta pena, quale ufanza quafi che offeruauaa Ho gli Atheniefi: perciò che in Athene i Giudici dauano due fentenze. La prima fe doueffero liberare, ouero condannare
il	reo. La feconda dopò,fe nella prima rimaneua condeimatoj fi coflituiua la pena ; come dulia Apologia di Socrate ap» preffo Platone chiaramente fi può uedere. Il coftume ufa il fi* mile ordine de’ Giudici, er quafi la ugual ragione. Rtferifee* fi dunque prima da gli Auocatori del condennare del reo : i Giudici ballottano la caufa : conciofia cofa che tutti i Confi* gli appo vinitiani tutte le cofe diterminano con le ballotte. Apportanfi tre urne, nell’una detlequali fi condanna il reo, nell’altra fi libera del tutto fenza punitione alcuna ; neh la terz<t fi raccolgono le ballotte di quegli, a iquali non è anchor chiaro, fe fi debba ò l’uno, ò l’altro jlatmre. Ld prima urna, nellaquale fi condanna il reo è di color bianco'. La feconda, neBaquale fi libera, è di color uerde.La terza, di roffo. Ciafcuno de i Giudici, ouero la caufa fi difputiin Quarantia, comefpeffo fi fuole; ouero fi confulti nel Senato, ilche di rado auiene:cr folamente nelle caufe graui fi fuol fa* re j ouero da gli Auocatori fia riferito al gran Configlio, qual cofa molto più di rado auime^t nelle caufe d’importàz<t