L’uno e l’altra conobbero già i gagliardetti e gli stendardi dei Legionarii. E conosceranno ancóra l’uno e l’altra. I FIORI E LA STELLA. Quando fu placato l’immenso clamore che pareva sforzare le pareti e la volta, quando s’interruppe finalmente la successione frenetica dei grandi alala, il Comandante incominciò a parlare con un leggero tremito nella voce, così : “ Compagni, io non avevo mai sentito così vivamente e frescamente la grazia dei fiori come ier sera, qui, in questo luogo stesso. Il Teatro era colmo di popolo, folto di ansia popolare, troppo angusto per tanta ressa; e i miei Legionarii erano assenti. Erano assenti ma rappresentati da una moltitudine di fiori, da una vasta offerta di fiori, da una smisurata gloria di fiori guerrieri, che mi valevano tutte le corone murali, rostrali e castrensi. Ogni fiore evocava la canna di un moschetto. E si pensava che ogni Legionario avesse tolto dalla canna del moschetto il suo fiore, come nelle nostre belle marce mattutine di primavera, per offerirlo. Certo, i fiori vivono. I fiori sono creature viventi come la mano che li coglie in gentilezza. E i fiori di Fiume amano l'acciaio, amano sposarsi con l’arme. Ma iersera la vita di quei vostri fiori mi pareva quasi soprannaturale. Respiravano come un giovine battaglione in sosta presso una fontana, dopo la marcia. Ne sentivo l’alito