Udite. Un giorno dello scorso inverno m’accadde d’incontrare per una via deserta un < poverello : uno di quei nostri poveri, ammirabili e adorabili, elio della loro povertà fiumana han fatto una magnificenza italiana. Ne conosco. Mi soffermai e, non senza timidezza, gli offersi quel che avevo. Come egli fece l’atto di baciarmi la mano, io mi schermii; e, insistendo egli nell’atto umile e io nella ripulsa maldestra, vacillò e cadde in ginocohio. Allora anch’io m’iuginoccbiai davanti a lui. E rimanemmo per qualche attimo l’uno di fronte all’altro, inginocchiati, come quei donatori dipinti nel basso delle tavole votive. Chi fu il primo a rialzarsi? Non io. Mi pareva d’essere il rnen deguo. Così mi converrebbe leggere queste pagine che non sono se non un’offerta fraterna fatta con purità di cuore. Così a noi converrebbe comunicarci nello Spirito, chinati “ con le ginocchia della mente come direbbe il padre nostro. Non io mi rialzerò primo, neppure questa volta. Ma, se ci rialzeremo nel tempo medesimo prendendoci per mano, avremo salvata ed esaltata l’anima, avremo salvata ed esaltata la patria nel firmamento dell’avvenire e al vertice della libertà.