lo sbirro spazzava fuori del Pantheon le corone di Trento e di Trieste come cose di vergogna “ per ordine regio or è ventun anno, sonò questo augurio importuno: “ SolTii di nuovo lo spirito delle antiche libertà comunali, su l’Italia una e molteplice. „ Era un augurio, era un presagio, ed anche uu volere, importuni. Tanti anni di fede, tanti anni di perseveranza, tanti anni di aspettazione meriterebbero che l’augurio si compisse, che il presagio si avverasse, che si attuasse il volere. E sarebbe portentosamente bello che quell'italico spirito soffiasse da Fiume su l’Italia e sul mondo. La cattedrale si inalzò aerea dal tumulto comunale. La libertà intellettuale del mondo balzò dal sangue purpureo delle repubbliche italiane. La franchezza, la disciplina, la dignità, la grazia del lavoro umano sorsero dall’istituto giuridico della Corporazione nostra. Quello stupendo spirito oggi rinnovellandosi s’afforza delle esperienze di ieri, raccoglie in sé le divinazioni del domani, precede i più ansiosi, precorre i più pronti. Precede, non eccede. Precorre, non trascorre. Conosce l’armonia. Sa la musica. “ Della musica „, considerata come istituzione religiosa e sociale, è l’ultima rubrica di questo Disegno. Il popolo di Fiume non ebbe nelle ore sue più grandi, la pienezza e l’unanimità del coro? Corale è la nostra invocazione, oorale è il nostro dolore, corale è la nostra speranza. Come risponderà stasera il coro alla voce sola? alla voce commossa deirinterprete ? L’avere altamente sperato, l’avere altamente voluto basta a chi per sé non chiede neppure una foglia di quercia o di lauro.