LA RICCHEZZA INVESTITA NEL COMMERCIO 253 La distribuzione topografica dei negozi mi è apparsa degna d’indagine quale punto di partenza di ricerche tendenti a stabilire 1’ eventuale influenza della densità degli esercizi, in relazione all’ ammontare della popolazione ed alla estensione del territorio, sul livello dei prezzi praticati dai commercianti che li posseggono. Tale influenza - con quanto arrischiato od errato fondamento si è utilmente proposto di dimostrare il Tagliacarne in due lucidi articoli (L) - è stata senz’ altro ammessa quando, assumendosi come «causa non indifferente del carovita il forte aumento delle rivendite specialmente di generi alimentari e non solo in tutte le grandi città dinamiche, ma anche nei capoluoghi minori di provincia », nell’ intendimento di limitare il numero degli esercizi, un Decreto Legge del 16 Dicembre 1926 stabilì che apposite commissioni comunali dovessero « esaminare le richieste per 1’ ottenimento della licenza di vendita al pubblico, la quale potrà essere negata quando la commissione ritenga che il numero degli spacci già esistenti sia sufficiente alle esigenze del Comune, tenuto conto dello sviluppo edilizio, della densità della popolazione e del-1’ ubicazione dei mercati ». Ora, senza alcuna pretesa di trarne argomento di riflessioni per dimostrare quale delle due tesi generalmente prospettate : « 1’ accrescimento degli esercizi provoca un aumento dei prezzi » o « il maggior numero degli esercizi è soltanto causa di riduzione dei redditi dei singoli esercenti » sia la più plausibile - dimostrazione che qui non ci tocca direttamente e per la quale occorrerebbe ben più vasto materiale di quello presentemente disponibile -, osserviamo come entro le tradizionali circoscrizioni sestierali si comportino i negozi delle diverse specie in rapporto, come s’ è detto, alla popolazione ed al territorio al 21 Aprile 1931. Nell’ intera Venezia storica, dei 3.398 negozi di cui s’è studiata la distribuzione - Tav. CXIV -, 1.314 esercitano la vendita di generi alimentari, 920 sono gli esercizi pubblici, 698 i negozi di articoli diversi, 466 i negozi di vendita di generi di abbigliamento e di arredamento : negozi formalmente dediti indistintamente alla vendita al minuto ed alla vendita all’ ingrosso ; ma, per 1’ esclusione di un certo numero di negozi all’ ingrosso (2) e, (1) Cfr. : G. Tagliacarne, Se il numero degli esercizi di vendita al minuto influisce sugli alti prezzi, in «Economia», Giugno 1931, e, Densità e distribuzione topografica dei negozi a Milano, in «Commercio», Settembre 1932. (2) Com’ è spiegato nella nota della Tav. CXX.