LA RICCHEZZA MOBILIARE IN BASE AI BILANCI DELLE SOCIETÀ’ IO7 se scopo dell’ industria è 1’ esercizio di un pubblico servizio, come quello dei trasporti - e tutte le costruzioni formate in guisa che non possano servire ad altri usi manifatturieri, o industriali oltre quelli ai quali sono destinati, come forni, fonderie, fornaci da laterizi, acquedotti. Figurano, poi, sotto la voce « impianti» - e sono pure dalla legge sull’ imposta di ricchezza mobile considerate come parti integranti degli opifici - : i generatori della forza motrice ed i meccanismi ed apparecchi che servano a trasmetterla, i locali inservienti ed annessi all’ opificio, come, i magazzini di deposito delle materie prime e dei prodotti, compresi quelli per il ricovero degli operai. Il riferimento delle categorie di beni valutate sotto la voce « impianti » dei bilanci al trattamento che la legge fiscale fa ai beni che generalmente vi vengono compresi con l’assoggettare all’ imposta di ricchezza mobile, a partire dal i. Gennaio 1925, il reddito dei fabbricati che costituiscono opifici industriali, conforta vieppiù la concordanza fra i risultati del calcolo della ricchezza mobiliare a fine 1929 in base all’ imposta di ricchezza mobile, ed i risultati dell’ analogo calcolo in base allo spoglio dei valori dei beni materiali inventariati nei bilanci delle società azionarie. Siffatta concordanza, pure essendosi seguiti per i bilanci delle società per azioni a fine 1914 i medesimi criteri di raggruppamento dianzi esposti per i bilanci a fine 1929, non poteva ovviamente attendersi per il 1914 chè, nel 1914, sebbene fosse manifesto, come ora, il nesso intimo tra reddito fondiario e reddito mobiliare di un opificio e la netta prevalenza di quest’ ultimo nel determinarne il reddito complessivo, il reddito dei fabbricati che costituivano opifici industriali era soggetto all’ imposta sui fabbricati. Devesi poi, in quanto alle passività sociali, notare che, per semplicità, vi si sono comprese, indistintamente, gli ammortamenti e le obbligazioni sociali : ora, se le obbligazioni sono veri e propri elementi passivi, si dicano pure debiti sociali, gli ammortamenti sono poste rettificative dei valori inscritti in attivo. Ma, poiché i bilanci soglion dare l’ammontare degli ammortamenti in un’unica cifra, senza determinarli cioè secondo le voci dell’ attivo che essi andrebbero a sgravare, per non incorrere in arbitri maggiori, di cui inoltre la misura dell’ errore ci sfuggirebbe, è parso opportuno seguire il detto criterio, di inserzione dei valori degli ammortamenti - che non erano del resto praticamente sensibili rispetto al complesso delle voci dell’ attivo - senz’ altro sotto la colonna dei debiti sociali.