-152 ­ e non si era generalizzata la reciproca fiducia tra coloro che erano investiti delle cariche navali e quelli che sostenevano le cariche a terra. Il Senato incolpò Giovanni Cappello di poca energia e lo esonerò dal comando. In sua vece nominò Capitano Gene­rale G. B. Grimani (fig. 33), prolll/uovendo a Provveditore d'Armata Leonardo Mocenigo, mentre a Provveditore Gene­rale di Candia fu eletto Nicolò Dolfin (1). Il Sultano vedendo che nemmeno durante il secondo anno Hussein era riuscito ad occupare l'isola di Candia pensò di obbligare Venezia a dislocare parte delle sue forze in Dalmazia; cosÌ la guerra si accese anche in Adriatico dove si dovettero trattenere le 6 galere della Guardia del Golfo, alcune fuste ed altre navi minori. La flotta turca, temendo di rimaner chiusa nei Dardanelli, durante i mesi d'inverno, invece che a Costantinopoli, fece le spalmature ed i lavori in parte a Scio ed in parte a Negroponte, mentre il Capitano Generale veneziano si era stabilito a Milo con metà della flotta e l'altra metà era alla concia a Candia. Nel corso dell 'inverno la Repubblica svolse altre pratiche presso le Corti d'Europa per ottenere aiuti per difendere il Re­gno di Candia, che era « la rocca del Mare e la briglia dei « Turchi ». Il Papa promise l'invio delle galere sue e di quelle di Malta e la concessione di l000 uomini per la guerra in Dalmazia. Due grossi vascelli, sui quali era imbarcato Jussuf Pascià nominato Vice-Re in Algeri, furono incontrati presso Milo dalle galere veneziane in perlustrazione, che li obbligarono a get­tarsi in costa. Uscito dal porto di Zea il Capitano delle Navi con alcune delle sue unità, fece prigionieri gli equipaggi che si erano salvati sulla costa. Il vascello di T ommaso Morosini nell'allontanarsi venne fatto derivare dalla corrente verso Ne­groponte e Mussah Capitan Pascià, uscito sollecitamente dal porto con tutte le galere pronte, si gettò sulla preda. Eroico fu il combattimento del Morosini che morì colpito alla testa da una ar­ (1) Il Senato inviò in Levante. come Inquisitore sulla condotta di Giovanni Cappello, Marco Contarini che però assolse il Cappello da ogni imputazione in considerazione, sopra tutto, della assai grave epidemia che aveva così grande­mente ridotta l'efficienza dell'Armata e delle truppe a terra,