LA RICCHEZZA INVESTITA NELL’ INDUSTRIA 175 te, non più di tre se esercita un mestiere usuale, sembra precisa perchè si fonda sul criterio quantitativo, ma è errata perchè non aderisce alla realtà. « Il proprio dell’ artigiano è di lavorare egli stesso con le sue mani all’ arte sua o al suo mestiere. Che da lui dipendano cinque o dieci persone, ciò non muta il suo carattere d’ artigiano, quello che sùbito lo distingue dall’ industriale » (*). Poiché, però, da noi non si è accolta la patente di mestiere che consenta un apprezzamento qualitativo della figura dell’artigiano, cioè dell’associatore primo del capitale e del lavoro di esso stesso, si sono dovute prendere le botteghe artigiane quali risultano per mero effetto dell’ inquadramento sindacale. Se, accogliendosi un voto accarezzato da tempo dalla Federazione degli Artigiani, fossero considerate con struttura artigiana le aziende con 6 a 10 dipendenti, raccolte generalmente sotto la denominazione di «piccola industria» il numero delle botteghe da noi, nella Tav. LXXV, considerate artigiane ed il numero degli addetti in codeste botteghe aumenterebbero sensibilmente ; in Provincia di Venezia più che proporzionalmente che nell’ intero Veneto e nel Regno, come risulta dalla Tav. LXXIV costruita in base ai dati del censimento industriale del 15 Ottobre 1927. 67. - Non può pretendersi una valutazione rigorosa delle botteghe artigiane : e rigorosa non è, certamente, quella nostra (Tav. LXXVI). Ma essa dovrebbe scostarsi lievemente dalla realtà, chè fu compiuta passando in rassegna gli elenchi nominativi delle botteghe delle diverse Comunità : le botteghe ritenute dalla Federazione Artigiana le più importanti, in quanto ad ammontare di capitali investiti, furono valutate analiticamente le rimanenti botteghe di codeste Comunità furono valutate in base a valori medi stabiliti in vista della attrezzatura consueta di cui esse dispongono e che non varia sensibilmente da bottega a bottega di una medesima Comunità. Della via seguita per arrivare alla valutazione di cui nella Tav. XXVI, cioè della rassegna degli elenchi nominativi delle botteghe artigiane si è tratto profitto per raccogliere codeste botteghe artigiane secondo la Comunità e la di- (1) Cfr.: U. Ojetti. Arti e artigiani d’ Italia, in «Corriere della Sera», 10 Aprile 1932.