280 CAPITOLO SESTO - SEZIONE QUARTA agli accertamenti per l’interesse del privato a sfuggire alla notifica e lo statistico può costruire quando almeno disponga dei mezzi elementari alla costruzione; qui egli dovrebbe proprio creare poi che il materiale di rilevazione gli manca interamente. L’ipotetico computista della ricchezza investita in opere d’ arte si vedrebbe inoltre mancare il terreno nei suoi calcoli se anche volesse limitarsi a trattare di codesta ricchezza investita in opere delle quali non sia stato dichiarato l’importante interesse artistico e che possano perciò esportarsi chè, anche in tal caso, il privato possessore s’ingegna di tener nascosta l’opera, s’ingegna di venderla sottomano e di farla passare in contrabbando all’ estero per sfuggire al pagamento della tassa di esportazione delle cose aventi interesse storico, paietnologico, ecc., di cui l’esportazione sia consentita. Tassa che, attualmente, partendo dal 20 per cento sulle prime 15.000 lire delle cose esportate sale gradatamente fino a potersi raggiungere con l’intera tassa il 40 per cento del valore delle cose esportate. E trattasi di cose che si riesce ad occultare come quantità fisica e, in gran parte, anche come valore : cose che se sono opera di taluni autori appartengono addirittura al regno degli elementi imponderabili. Di quella suprema opera d’arte, riposo e ristoro della spirito, che è la « Tempesta » del Giorgione che era fino al 1932 «forse il più raro e celebre quadro ancora posseduto da un privato cittadino in Italia » posto nel Palazzo del Principe Alberto Giovanelli a Venezia : settantotto per settantadue centimetri le dimensioni della tela ; cinque milioni di lire, dicesi, il prezzo pagato dallo Stato. Cinque milioni dallo Stato : prezzo, per così dire, di favore chè lo Stato ha concesso il lasciapassare all’ estero di qualche opera posseduta dal Giovanelli per la quale prima esisteva divieto d’esportazione. Ma qual’ era il vero valore di mercato della « Tempesta » ?... Certo pare che tra le offerte che in questi ultimi anni il Giovanelli ha ricevute dai più ricchi e destri antiquari d’ Europa e d’ America ve n’ è stata una per un milione di dollari, e « La Tempesta » tre anni or sono alla Mostra di Londra fu assicurata per cinquanta milioni di lire !.... e nel 1875, « La Tempesta », posseduta dalla Galleria Manfrin, fu acquistata dal senatore Giuseppe Giovanelli per 27.000 lire. Si è insistito su «La Tempesta» perchè le vicende di essa dimostrano, fra l’altro, la estrema instabilità dei valori delle opere d’arte a cagione della moda, ecc.. Riflessioni analoghe potrebbero farsi per altri dipinti della collezione Giovanelli, della quale, nel 1931, oltre « La Tempesta », per dire solo