— 78 — Il disegno da tradurre in atto è vasto e complesso, lo ripetiamo. La Genova dell’avvenire (1) dobbiamo considerarla molto al di là del Bisagno e del Polcevera, poiché essa, premuta com’è dalla cerchia dei monti alle spalle, allargherà le formose braccia sulle due Riviere, riunendosi, fra mezzo secolo, colle floride pendici di Pegli, da un lato, e colle ridenti ville di Nervi, dall’altro. Genova sarà grandissima ed avrà assicurato un luminoso avvenire, quando si riserbi le merci ricche ed il conteso contributo dei passeggeri. Da San Giorgio che fu tutto, e che è destinato ad essere ancora tanta parte della vita marinara, da San Giorgio che vide il più alto fiorire dei traffici, da San Giorgio che dettò, con latina sapienza, le leggi della nave, diano gli italiani ascolto alla grande voce del nostro mare, al ritmo eterno che viene dal largo e porta a noi i voti di operosità nuove, di maggiori ricchezze, di più proficuo lavoro. (2) La feconda cooperazione di tutti assicuri poi le sorti migliori a Napoli, a quello scalo così caro al Mezzogiorno ed all’Italia; nè vengano meno le assidue cure del Governo per la gloriosa capitale della Sicilia, per quella Palermo che tanto fascino esercita per la sua fortunata giacitura topografica, per il sempre maggiore incremento che merita il suo porto, per il commercio sempre più attivo che in esso si va sviluppando. Per gli effetti di una provvida legge, Livorno ha ottenuto l’ampliamento del suo porto e fra pochi anni il porto di Livorno sarà in tali condizioni da raccogliere i traffici di un emporio grandioso (3). Ma le banchine ed i fondali di un porto non bastano a formare un porto, se dalle banchine non s’irradiano le vie di (1) Q. B. Punì, La Genova dell'avvenire. (2) Ing. prof. comm. N. Ronco, op. cit. (3) Avv. Vaturi, ¡traffici ferroviari della Toscana ed il porto di Livorno. Discorso pronunziato per incarico del Comitato Popolare per la difesa ferroviaria di Livorno.