— 116 — Viviamo davvero una grande epoca. Ringraziamo Iddio che ce ne ha fatti degni. Da Adua a Gorizia, in venti anni, quanto cammino ! L’Italia ha trovato la sua strada, quella che aveva smarrito or sono quindici secoli, quando cadde nella disgregazione mediovale. Le glorie che essa ebbe, poi, furono glorie genovesi e veneziane, e fiorentine e piemontesi. Le glorie veramente italiane ricominciano oggi. (1) Da oggi deve quindi rifarsi la coscienza italiana, quella coscienza che era stata, da altri, ad arte annebbiata, e prima di ogni altra la coscienza della scuola. Diamo a Cesare quel che è di Cesare ; diamo a quei che sanno, ai competenti, agli esperti la facoltà di assegnare i programmi di studi e non ripetiamo gli errori di lasciare che il Ministero della Pubblica Istruzione si occupi di insegnamenti nautici, nè che quello della Marina Militare s’ingerisca di questioni attinenti alla Marina Mercantile. (2) La scuola deve educare validamente gli uomini di oggi alla lotta della vita e dev’essere palestra di attitudini e di volontà per i forti. « Io penso - diceva l’ammiraglio inglese Sir Cyprian Bridge - che la qualità del personale sia un fattore importante nella valutazione di una forza navale. Deplorevolmente si ha, da diversi anni, l’abitudine di prendere per base dei calcoli unicamente il materiale delle navi, lo spessore della corazza, il calibro dei cannoni, la forza delle macchine. Evidentemente qualunque siano le qualità del personale, è indispensabile che esso sia equipaggiato adeguatamente, ma non c’è equipaggiamento, per quanto eccellente, che possa compensare o attenuare l’insufficienza professionale. Io vi parlo da vecchio marinaio, e quanto a me ho sempre dato importanza al valore degli uomini ». La scuola, senza bruschi strappi alle tradizioni che ci legano ad un passato glorioso, ma senza servilismo per questo e senza irrazionevoli esclusivismi idolatri di forme antiquate e (1) Alfredo Rocco, Incipit vita nova. (2) Nella compilazione dei temi di esame, per i R. Istituti nautici nel luglio 1916, il Min. della Pubblica Istruzione confuse la navigazione piana con l’astronomia nautica; per successivo errore, gli aspiranti non preparati in astronomia dovettero rinunziare anche alla navigazione.