— 138 — Ora è appunto questa riluttanza della nostra gente di mare, di avventurarsi in quei lunghi e faticosi viaggi, che è motivo di preoccupazione per coloro che si interessano al nostro avvenire marinaro. 11 primo dubbio che sorge nella mente è se il vapore possa sostituirsi alla vela ovunque e per tutte le specie di traffico. Intanto il veliero costa assai meno per la costruzione. (1) 1 prodotti di poco valore, rispetto al loro volume e peso, non sono trasportabili altro che con una spesa di trasporto minima. Per certi prodotti, che si trasportano in grandi quantità, i velieri possono muovere una concorrenza efficace ai piroscafi, come per la lana dall’Australia, il riso dall’ India Orientale, il grano dalla California e i nitrati dalle coste occidentali dell’America del Sud. Talvolta sono le condizioni speciali di un dato affare quelle che fanno preferire il trasporto più lento, ma meno caro per veliero ; spesso anche per non ingombrare di molti vapori, contemporaneamente, i porti ; spesso è opportuno servirsi promiscuamente della vela e del vapore. La vela è preferibile al vapore nel piccolo cabotaggio perchè la nave deve spesso fermarsi in luoghi mancanti di porti o di bacini atti a ricevere i piroscafi ; (2) come lo è pure nella industria della pesca. (3) (1) Prof. Camillo Supino, Op. cit. (2) P. es. i trabaccoli dell’Adriatico che fanno il commercio fra i diversi scali dell’ Istria, della Dalmazia ecc. insomma dove il traffico è poco intenso. (3) Per quanto in Italia manchi ancora una coscienza pubblica per l’industria peschereccia marittima, tuttavia dei provvedimenti legislativi sono di già stati adottati a suo favore. Nel Convegno dei pescatori dell’Adriatico, tenutosi or non è molto in Venezia, l’on. Luzzatti dichiarò che, nel giugno 1904, si presentarono alla Camera i provvedimenti in favore della pesca e dei pescatori, in breve tempo divenuti legge dello Stato, i quali miravano a creare la grande industria della pesca condotta da società cooperative e da sindacati di esse con sussidi dello Stato relativamente forti. Accennò all’opportunità di creare una banca della cooperazione e del lavoro, sul tipo di quelle fiorenti in Prussia, in altri Stati della Germania, in Ungheria ed altrove. Nell’ordine delle riforme sociali, attese dal popolo italiano, questa è la prima e la più urgente da porre innanzi al Parlamento. Lo Stato, colle grandi Banche di emissione, ha, come era dover suo, procurato il credito