— 136 — La fortuna delle Repubbliche Italiane venne dal mare, e dal mare verrà la fortuna della terza Italia. (1) Quanti per la marina nutrono affetto sincero, quanti ad essa hanno dedicato le loro migliori energie, rivolgano il pensiero e gli studi a quel popolo vagante e coraggioso, che lotta, perisce, si rinnova oscuro, senza una lagrima, senza una lode. È un popolo buono e pacifico, rozzo e forte ; è un popolo che sostiene patimenti che nessuno a terra potrebbe immaginare o sopportare, e, nella lontananza continua dalla vita civile, ricopre la sua anima grande della più sincera ingenuità. Per questo soffre e tace ; nutrendosi di speranze vane, purtroppo finora, indugiandosi anche nelle lunghe meditazioni d’alto mare, a credere che qualcuno a terra lo ricordi e provveda. Non continuiamo ad ingannarlo ; discutiamo delle sue necessità anche quando non leva lamentose grida d’imprecazione : cerchiamo che queste non debbano più echeggiare. È un sacro dovere degli Italiani quello di pensare seriamente al loro mare, ai loro fratelli che vivono sul mare e del mare, ai benefici che da esso verrà loro, non appena l’angelo della pace sarà sceso fra gli uomini; è un dovere che le leggi economiche del tornaconto, da una parte, della pietà (1) Sarà opera altamente civile e patriottica quella di invogliare le giovani generazioni alle industrie del mare mostrando loro gli apprezzabilissimi vantaggi morali, fisici ed economici che da esse possono ri-trarne. E, sopratutto, poi non dimentichi il governo d’Italia che VAsilo Nazionale per gli Orfani dei Marinai Italiani, che ha la sua sede nella patria di Dante, dovrebbe, con adeguate provvidenze, gradatamente, trasformarsi ed assumerne 1’ aspetto di un vero istituto professionale destinato alla formazione ed alla educazione di un corpo di provetti marinai, specialmente per costituire gli equipaggi delle Navi della Marina Mercantile di cui si sentirà urgente il bisogno, non appena le vie dei mari si riapriranno ai traffici ed ai commerci internazionali. Sulle tolde delle navi apportatrici di forza e di ricchezza e tra la vegetazione lussureggiante dei nostri campi s’indirizzi, d’ora innanzi, l’attività dei nostri figli, fin oggi condannati ad infiacchire ed immiserire lo spirito ed il corpo in una grama vita di annebbiamento intellettuale, di logoramento fisico e di depressione morale, frutti che si raccolgono nei grandi centri urbani, veri focolai d’infezione per la promettente gioventù.