LE VIE DEL MARE. 269 metterci in grado di infilare fra 1’ una e l’altra. Poco più lontano, il profilo dell’ isola di Lacroma mi ricordava la terribile burrasca ivi sofferta da Riccardo cuor di Leone, reduce dalla Palestina : s’ era egli votato, qualora scampasse, di erigere colà un tempio alla Vergine ; e dicono che poi vi destinasse centomila marchi, i quali invece furono adoperati per la cattedrale di Ragusa. Ma nessuno dei passeggieri della Melanira avrebbe potuto promettere alle potenze del cielo un dono così cospicuo ; tutti, compreso un frate cappuccino, guardavano al capitano e al nostromo, i quali, ritti sul ponte di comando, dirigevano la manovra ; guardavano con ansiosa speranza.... Il capitano e il nostromo nel momento più critico domandavano forza alla macchina.... rispondeva il macchinista di non poterla aumentare senza rischio imminente.... Per fortuna in buon punto riescono a spiegare la piccola vela latina di prora.... lo scirocco vi dà dentro, e fa volare in tondo il vapore.... Pochi minuti dopo eravamo al sicuro nel seno di Gravosa, più tranquillo di un placido lago. C’ era folla sul molo ; attendevano con ansia 1’ esito delle nostre peripezie ; tutti credevano che la Melanira non avrebbe osato con quel vento e con quel mare tentare il ritorno da Stagno. Come si sta bene a terra, sdraiati in una vettura che corre sul solido e sonante battuto d’una