318 LA FIERA DI SALONA. Quel curioso legame di fraternità spirituale che nella Slavia meridionale era così frequente, non si verifica più fra giovani di sesso diverso : nel rituale schiavone la formula che solennemente benediceva i probratims (quasi fratelli) e le pre-strimes (quasi sorelle), si può ormai cónsiderare quasi lettera morta. Invece della poesia popolare si va coltivando la prosa giornalistica : le canzoni amorose dei contadini e dei cittadini, le canzoni per cullare i bambini, quelle che accompagnavano i giuochi, le danze, le feste, le canzoni nuziali, le canzoni d’ augurio, le canzoni relative ai lavori di casa e dei campi, tutta insomma la spontanea letteratura degli Slavi meridionali, così ricca di ispirazione,*così pregevole per l’ingenuità, cede il posto alle polemiche politiche. Alla fiera di Salona ho sperato invano di udire il canto eroico del bugarin accompagnato dalla gusla monocorda : ho udito soltanto le strida degli avvinazzati celebrare le esorbitanze parlamentari del croato Starcevic. Oltre gli animali,- il commercio della fiera di Salona non abbraccia che i generi più usuali, come occorrono a quei contadini e montanari : pane biscotto in ciambelle, legname sottile, pipe di terra, rozzi strumenti agricoli di ferro, otri di pelle d’ agnello per il mosto e per il vino purgati nel-