LA GUERRA ALL’ ITALIANO. 303 marra ad essi la coscienza onorevole di aver difeso la propria qualità e la propria civiltà ; ma dobbiamo pur troppo temere che il risultato finale non corrisponda alla giustizia. In tal caso coloro che hanno la possibilità economica e morale di abbandonare la patria, saranno forse indotti ad emigrare, piuttosto che rassegnarsi all’ oppressione croata ; ma nulla impedirà che a Spalato, come nel resto della Dalmazia, in poco tempo 1’ elemento italiano sia ridotto al-l’assoluta impotenza : saranno presto maturi i tempi per quella grande Croazia che dovrebbe stendersi dalla Diava alle Bocche di Cattaro, dalla Drin al Quarnero ; e vi sarà assorbita quella transitoria Nuova Austria di cui mi sono industriato di presentare con ingenua fedeltà l’attuale fisonomía. Allora all’ Italia verrà disputato l’Adriatico, oltreché dalla marina militare austro-ungarica, dal vecchio commercio di Trieste, e dal nuovo di Fiume, anche dalle novissime forze di una giovane nazione ricca di cupidige e di audacia, avanguardia del mondo slavo sul bacino del Mediterraneo. Ma che gente sono, si domanderà, codesti Slavi della Dalmazia, croati o serbi che siano ? codesti campagnuoli e montanari, codesti Morlacchi, i quali, dopo essersi contati come gli antichi schiavi della guerra servile, si sono mossi al conquisto delle città, hanno assicurato ai Croati il dominio del