CIVIT,-POST. 253 " Caro mio, voi avrete ragione, ma non ci possiamo intendere.” Infatti, per quanto gonfiassi il mio amor proprio, non mi riesci di persuadermi che la mia giornata valesse cinquantacinque fiorini. — Quanto alle febbri, avrei seguito le precauzioni indicate dal mio vecchio medico veneziano, pili una discreta dose di chinino infusa nel vino : e così mi rassegnai. La signora Kratky mi assicurò che nella sua casa sarei stato benissimo, che vi era perfino un luogo appartato per le occorrenze, cosa inaudita in quei paesi, dove anche i malati si fanno trasportare, quando occorre, fuori di casa, all’aperto. Volle anzi indicarmi quel prezioso numero 100 : era un antro scavato nella rupe, al di là del cortile; un antro che sarà meglio non descrivere ; basti dire che quando la padrona ne spalancò solennemente la porta, una grossa tarantola mi saltò dal soffitto sulle spalle. " Come stiamo a febbre e a zanzare, cara signora ? ” " Quest’ anno non ci sono nè febbri nè zanzare.” Ma poco dopo la Marietta triestina, la svelta e spiritosa e sincera ostessa della Strada ferrata, mi confessava che già in quella settimana c’ era una cinquantina di malati di febbre fra Metcovic e il Forte Opus ; tanto che lei, prudente, non serviva agli avventori altro pesce che di mare.