LISSA E POLA. 357 Cesare Balbo, quando era lecito avere grandi speranze per l’Italia, sognava che l’Adriatico, come tutto il Mediterraneo, dovesse ridoventare lago italiano ; ma perchè questo si verificasse, perchè il Regno d’Italia potesse come Roma e come Venezia esercitare il dominio dell’ Adriatico, ci converrebbe essere i padroni per lo meno dell’ Istria ; bisognerebbe che Lissa non fosse diventata la più gloriosa pagina della marina austriaca. Quei venti minuti di sciagura ci peseranno ancora addosso per molti anni ; e sarà saviezza accontentarsi del condominio pacifico, dacché abbiamo perduta la virtualità del dominio. Ancona e Zara, dice il Tommasèo, « si protendono quasi ad invito ; » ma dobbiamo ormai credere che l’invito non va oltre la fratellanza dei commerci internazionali : è facile che Zara veda scalpellati da mani croate i Sanmarchi i quali ancora fregiano i suoi vecchi bastioni, e che se una bandiera tricolore deve un giorno sventolare dal suo campanile, sia il bianco-rosso-azzurro degli Slavi meridionali ! Altri destini, dopo Lissa, è probabile che restino un sogno. Per comprendere che cosa ci valsero quei nefasti venti minuti, bisogna entrare a Pola. Ci arrivai di notte, quindi le particolarità topografiche di quel fortissimo porto, guernito da