LE VIE DEL MARE. 271 la sua civiltà italiana, la sua letteratura italiana e slava, la sua costituzione aristocratica, il suo vasto commercio, i suoi strani partiti, le sue strambe istituzioni, le sue devozioni cattoliche, le sue fraterie francescane, domenicane e gesuitiche, e perfino i fenomenali cataclismi che la sconvolsero, darebbero materia a molti curiosi capitoli. Nei suoi bei tempi aveva trecento navi mercantili e fattorie fin nel centro dell’ Asia ; nella decadenza un esercito di cento mercenari pezzenti armati di moschetti senza batteria, comandati da un governatore d’ armi eletto dal Re di Napoli e pagato con una lira e mezzo al giorno, e un’artiglieria di quattrocento pezzi quasi tutti inservibili. Ivi la probità e la buona fede erano fondamento alla fortuna ; si legge ancora nel palazzo della Dogana, dove stavano le bilance: « I nostri pesi non vogliono ingannare nè essere ingannati ; quando per noi si pesano le merci, le pesa anche Iddio. » Ciò non ostante, raggiunsero i Ragusei colossali ricchezze : i mercanti di un solo quartiere possedevano un capitale di venti milioni di ducati. Ricchi e generosi. È celebre il fatto del Fugger, il quale ospitava Carlo Y e accendeva il fuoco del caminetto colle cambiali dei suoi crediti verso l’Imperatore; a chi in Augusta di Baviera alloggia all’ attuale albergo dei Tre Mori, fanno vedere il famoso caminetto. Ma forse il Fugger rinunziava