244 cmr.-posT. offuscare 1’ aere pesante ; dietro 1’ opaca cortina atmosferica sparivano le montagne grige della Dalmazia, pur non lontane. Si oltrepassavano rade capanne imbastite con rami d’albero intrecciati, impastate di fango e rinforzate da qualche pietra, senza intonaco, vere tane da animali salvatici, mezze sepolte nel terreno, mal coperte da tavole sconnesse o da cortecce di faggio screpolate. Sulla soglia stavano donne sparute e invecchiate anzi tempo, dall’ occhio stupido, colle mani occupate alla conocchia, brutte rappresentazioni del domum servavit lanam fecit, sudice, peggio che rustiche ; nel vestito, bianco sporco e nero sbianchito, simili alle loro pecore. Giunti al piano, le immagini tristi e uggiose andavano crescendo : sotto un gruppo di noci, vero convegno da streghe, meriggiavano immobili, oppressi dal calore sciroccale, una quarantina di cavalli da carovana, e vacche più magre che le sette del secondo sogno di Giuseppe gbreo, e capre dal muso diabolico ; lì presso i tuguri del meschino villaggio di Tassoric, serrati intorno a un vecchio sarcofago slavo ; lontano, al di là della Narenta, le vaste rovine di Gabela, rovine romane e rovine venete ; sulla strada una torre diroccata sporgente sopra la morta gora d’ un pestilente padule dalle nere acque ; — anche questa è rovina veneta, giacché in quel punto il confine antico fra i possedi-