LISSA E POLA. 351 Entrati finalmente nel bellissimo porto, capace di quattrocento bastimenti e sicuro quanto i migliori dell’Adriatico dalmato, ci si trovò dinanzi (come dappertutto su quelle coste) a una piccola città di aspetto assolutamente italiano : le case a tetto piano, di architettura veneziana, alternate con ortaglie ricche di ulivi, di agave e di palmizi. Pare impossibile che la gente vi debba parlare croato e che gli ordini vengano da Vienna ; non solo è vero, ma proprio lì, a pochi tiri di cannone, « in venti minuti di fazione l’Italia perdette la guardia dell’ adriaco mare, eh’ era stato suo durante undici secoli, » come egregiamente fu scritto. In seno al porto di Lissa si sporge una piccola penisola di forma ovale : su di essa un’ antica chiesetta ad arco tondo e il veneziano campanile a piramide ; fra la chiesa e 1’ acqua un terreno declive, esposto ai caldi raggi del mezzogiorno, serve di cimitero ; ivi parecchie tombe contengono le salme degli Austriaci morti nel 1866, cannonieri e marinai. Un nobile monumento è eretto alla memoria degli ufficiali : un leone di marmo sopra un basamento dove i nomi a lettere d’oro e la corona di bronzo indicano la morte dei vittoriosi, e agli angoli quattro cannoni. Dormono per sempre al caldo sole gli Austriaci: il Cappellini e gli altri nostri ebbero quasi tutti per tomba le fredde prò-