330 IL MARE UNGARO-CROATO. dovevano risalire la Sava fino a Sissek : là si trasferivano sopra piccoli battelli di poco fondo detti tombassi, che rimontavano la Kulpa fino a Karl-stadt, donde una lunga e difficilissima via carreggiabile li conduceva a Fiume. Dieci anni fa le due ferrovie che servono di sbocco a Fiume non erano ancora terminate, nè terminati gli importanti lavori che danno al porto tutte le comodità che desidera il commercio ; pure il traffico marittimo vi andava crescendo rapidamente; vi si vedevano già vapori in buon numero e in buon numero ancorate le barche da cabotaggio alla foce del rapido, largo e profondo fumé, che ha dato il suo nome alla città. Questo già verificava i prono-stici che ne aveva fatti Napoleone I. Fra il 1878 e il 1882 ci fu ristagno : parevano svanire le brillanti speranze ; per quanto, col concorso di sussidi governativi, vi si fosse raddoppiato il movimento dei piroscafi inglesi, la città non traeva nessun vantaggio dal transito dei grani e delle farine d’ Ungheria ; queste dalla ferrovia passavano direttamente ai vapori ; e così il legname alle barche di cabotaggio. L’industria delle costruzioni navali soffriva anche a Fiume quella diminuzione da cui fu colpita dappertutto ; non fioriva che la fabbrica delle torpediniere diretta dal Whitehead. Di agricoltura in quel paese sterile, diboscato completamente dalla Repubblica veneta,