218 MOSTAR. ferraio : insomma uno scenario che andrebbe copiato per i nostri teatri, dove i decoratori ci fanno vedere gli antri più inverosimili.... Avevo girato Mostar per un paio d’ ore, in su e in giù, per lungo e per largo, a caso, seccato dal vento, dal polverone, riarso dal calore, uggito dalla folla domenicale : cercavo il fiume e il ponte, per trovarvi 1’ aperto, la frescura e la calma, colla stessa impazienza con la quale un deliberato suicida cerca un fiume e un ponte che gli faciliti 1’ ultimo viaggio. Ero uscito alla campagna, ero rientrato in città, e non avevo veduto nessun indizio del fiume : quasi temevo che la Narenta durante la notte fosse scomparsa, inabissandosi sotterranea come accade a molte acque di quelle cavernose regioni delle Alpi Dinariche. — Domandare dov’ era il fiume mi pareva ridicolo, mentre sapevo di trovarmi a pochi passi dalle sponde.... Sapevo che l’ingresso del ponte era indicato da due torri, le quali un tempo ne difendevano il passo: ma, per quanto girassi, le torri non uscivano fuori dalle casupole di quelle sudice e oscure stradicciuole. Gli è che la torre della riva sinistra aveva offerto la decapitazione: e quando finalmente, a un brusco gomito della vecchia strada, vidi con mia grande consolazione disegnarsi la curva del ponte desiderato, all’ingresso non trovai