VKNEKKÌ. 1-21 calza di filo finissimo. Le unghie aveva pulite e tinte in arancione coll’ hénnéh ; con me non poteva parlare e si sfogava chiacchierando col suo padrone ; nè il gesto nè il sorriso erano sguaiati. E non se 1’ ebbe punto a male quando capì che nelle mie peregrinazioni in quel giardino di Armida preferivo la parte di Tancredi a quella di Rinaldo, senza aver intenzione di verificare se portasse la camicia lunga o la corta kosulja. Accettò volentieri un caffè, ringraziandomi con molto garbo ; e quando mi alzai pose la mano sul cuore in atto di amichevole saluto. Sbogom, « addio, » le dissi adoperando la più comune formula di congedo usata dai Serbi. Sbogom, gospodina, « addio, signore, » risposero la sacerdotessa e il turcimanno di Venere trivia.... Il bruno giovinotto gironzava sotto gli alberi poco lontano, e mi parve soddisfatto che la brevissima permanenza del forestiero gli avesse tolto il limio della gelosia, almeno per quella volta.... Così col nome di Dio e nel covo campestre di Venere terminò il mio venerdì, dedicato al Dio di Maometto e all’ antica regina di tutti gli amori.