286 LA GUERRA ALL’ ITALIANO. italiana, il dialetto serbo un po’alla volta potè essere elevato all’ onore e alla potenza di lingua colta ; così soltanto gli Slavi meridionali ebbero finalmente una lingua e il principio d’ una letteratura. Ora la cattiva figlia vorrebbe uccidere la madre adottiva ! Dove ciò accadesse per legale e spontanea trasformazione, nessuno avrebbe ragione di protestare ; e nessuno protesta a Ragusa, dove la cittadinanza si è naturalmente trovata disposta al nuovo movimento croato. Ivi le persone colte di età matura conoscono e parlano un italiano eccellente, quale ad esse venne, secondo le tradizioni ormai secolari del paese, insegnato in gioventù, mentre nelle città italiane della Dalmazia prevale il dialetto veneziano leggermente modificato; anche il popolino lo comprende e lo adopera; ma di giorno in giorno tutta questa italianità va scomparendo : la rappresentanza municipale è slava interamente; nelle scuole l’insegnamento è impartito esclusivamente in lingua slava ; il clero, numeroso, influente, istruito, agisce in senso croato. Così, senza l’intervento di nessuna violenza governativa, i giovani ragusei vanno rinunziando alle antiche tradizioni della coltura italiana : studiano a Vienna o a Graz, perchè l’Università croata di Zagabria è ancora incompleta e i gradi ivi ottenuti non valgono per 1’ esercizio delle professioni nella Cisleithania ; ma in tutto il resto corrispondono vo-