105 interessare i protagonisti. Invece nella favola si troverebbero anche delle scene del tutto indipendenti. Rarissime volte trovo accennato nei canti da me raccolti il drangue, che è un altro essere mitologico. Nel groviglio delle credenze popolari, il drangue che si può tradurre con la parola italiana dragone, ma col senso particolare che gli è dato nel linguaggio mitologico albanese, è sempre messo in contrapposizione alla kulshedra che corrisponde invece, pel significato, a quello che è il drago o dragone della favola presso di noi. Anche il dragone ha certe caratteristiche delle Ore : dragone può essere un eroe, un gallo, un toro ecc. ; egli è però sempre lo sdoppiamento di una personalità di eccezionale potenza: dove compare la kulshedra minacciando le sue terribili devastazioni nelle terre o nelle messi o anche nella vita degli uomini, si alzano a volo come baleni i vari dragoni sia pure di varia natura (uomini, galli ecc.) e assaltano il mostro dalle sette teste. Il tal personaggio, per es., storico, storicissimo, anche recente anche contemporaneo di cui si sa che è nato con la camicia o che ha un segno particolare sotto l'ascella e può essere anche un uomo di forma e statura meschine, nel caso di cataclismi o di minacce di grandi sventure si sdoppia e senza scomparire dal consorzio della società si leva e va al campo del combattimento che generalmente è coronato da vittoria. Anche nella mitologia delle streghe (shtrìga) c’ è dei fenomeni simili di trasloco improvviso, fantastico nei modi e che suggeriscono l'idea di sdoppiamenti della persona, a trasformazioni periodiche mirabolanti. Una donna può diventare hulshedra come può assere una strega. Ecco dove e come trovo ricordato il drangue : Milos Obilic è detto kopìl cioè illegittimo, bastardo, perchè figlio di un drangue che violò con prepotenza una pastorella della montagna. In un’ altra rapsodia, nel canto di Kumrija ci è presentato il drangue come nefasto (veramente anche nel caso precedente fa così poco bella figura !) : Qe e zezè dita tash u bà, korrkùnd rè né qiell pà pasé, kèfjellét si Iota qiella tuj kànè, drangoni per fushè keso dorè me dalé ; ecco che un giorno nefasto ci è sorto, non essendoci nessuna nube in cielo,